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Motore e altitudine, ma non solo: ecco perché la Ferrari non era competitiva in Messico
domenica 30 ottobre 2022 · Tecnica
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Che ci fosse da soffrire, la Ferrari lo sapeva dalla vigilia. Ammetteva Sainz: “Bisogna trovare un compresso”. È andata peggio del previsto, la F1-75 ha patito il circuito di Città del Messico come nessun altro prima: “C’entra l’altitudine”, segnalava Leclerc dopo le prove libere.
La densità dell’aria a 2200 metri di quota si riduce fino al 20%, questo penalizza lo smaltimento termico, motivo per cui la maggior parte degli aggiornamenti tecnici delle squadre erano specificamente finalizzati a migliorare il raffreddamento. Quanto alla prestazione pura, i libri di teoria di base insegnano che rispetto ai motori aspirati il turbo risente meno perché tanto c’è la sovralimentazione del compressore.
Sotto questo aspetto, Mercedes e Red Bull hanno pagato meno. La Ferrari invece non ha trovato il compromesso che auspicava, per cui ha dovuto correre depotenziata per non stressare i motori, nel timore che si ripresentasse il guasto che ha fermato Sainz a Spielberg. Dove l’altitudine è un fattore, comunque meno drammatico.
Ma in Messico c’era da difendersi su un rettilineo mostruoso di un chilometro, di qui la necessità di recuperare la velocità di punta scaricando le ali, su una pista dove invece normalmente si montano i profili con la deportanza di Monte Carlo.
È servito a recuperare sul dritto, tant’è che Sainz e Leclerc in qualifica regalavano solo 4 e 6 chilometri orari a Verstappen, che sfilava a 351 allo speed trap. Ma nel misto la Ferrari non stava in strada perché non aveva carico e non riusciva a saltare sui cordoli. A questo s’è sommato per Leclerc un problema misterioso con il drs, al quale accennava Binotto nelle interviste con Sky.
Alla fine, la questione dell’altitudine e dell’aria rarefatta c’entra fino a un certo punto: Leclerc riferiva che il motore non rispondeva in modo fluido agli input dell’acceleratore. Preoccupante, visto che Leclerc aveva i componenti nuovi di Austin.
Difficoltà che si sono accentuate in gara, dove le Ferrari correvano nella terra di nessuno, in controllo comodo su Alpine e McLaren, ma lentissime rispetto a Verstappen e Hamilton che andavano entrambi a martello.