Un solo titolo (con una sola vittoria): così Keke Rosberg vinceva il mondiale 40 anni fa
domenica 25 settembre 2022 · Amarcord
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Anticonformista, fumatore incallito, il papà voleva farne un dentista. Invece è il primo finlandese a gareggiare con regolarità in Formula 1: “Un calcolatore. Come una slot machine”, dice Louis Stanley.
Sboccia tardi Keke Rosberg, all’anagrafe Keijo Erik, si fa un nome nelle categorie propedeutiche quando in Formula 1 già militano quelli che un giorno saranno i suoi avversari per il titolo. A 24 anni è ancora in Formula Supervee, vincente comunque. A quel successo aggiunge la Tasman Formula Pacific e il trofeo internazionale del Brdc sul bagnato nel 1978 a Silverstone.
L’esordio in Formula 1 invece è catastrofico, di quelli che abbattono il morale, dalla Theodore all’Ats, poi ancora dalla Wolf e al team di Fittipaldi. Finché nel 1982 non esce il suo numero fortunato, quando Williams lo chiama al posto di Jones che s’è ritirato.
A Digione passa Prost al penultimo giro, conquista la prima vittoria, l’unica nell’anno in cui viaggia verso il titolo. Che vince a Las Vegas il 25 settembre con 44 punti, 5 più di Watson. Gli fa onore la lotta indefessa che per tutto l’anno conduce con il motore aspirato contro la maggioranza degli avversari che invece usano il turbo. Ma approfitta anche di una concomitanza incredibile di episodi favorevoli. E funesti, come i drammi di Villeneuve e Pironi.
Nel frattempo in squadra arriva Mansell e lui soffre il confronto. Sia in pista che in busta paga. Al punto da decidere per andarsene: “I piloti sono come le puttane. Vanno dove stanno i soldi”.
E così arriva alla McLaren, dove trova Prost che è un’altra pietra di paragone scomoda. Così in Germania si decide e annuncia lo stop, confessa di averci pensato dopo l’incidente ai test invernali a Rio, quando invano provava a ripetere i tempi del Professore. Dirà: “Pensavo di essere il pilota migliore e più veloce al mondo. Finché non sono arrivato alla McLaren e ho trovato Prost”.
Resta nel paddock come manager. Prima di Hakkinen, poi di Nico. E come lui entrambi si defilano appena avvertono il calo psicofisico.