L’unica Ferrari gialla in Formula 1: ragioni e destino di un’auto che non esiste più
giovedì 8 settembre 2022 · Amarcord
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La classifica non è propizia, ma la Ferrari a Monza si gioca perlomeno le opportunità di mercato sicuro che offre la gara di casa nel centenario dell’autodromo nazionale: al Gran Premio d’Italia arriva Giallo Modena Special Edition, una serie di prodotti esclusivi in edizione limitata che dà seguito alle celebrazioni di Maranello per i 75 anni dalla prima auto, la 125 Sport del 1947.
Giallo che – citazione dal sito ufficiale – “è un po’ la seconda anima della Ferrari” perché è il colore della città di Modena dove tutto è cominciato. E dalla quale viene lo sfondo dello stemma con il cavallino rampante, tra parentesi.
Tocchi di giallo con inserti neri anche sull’auto, sul cofano motore e sull’ala posteriore in particolare. Per il resto, nessun azzardo cromatico, sebbene nel paddock e sulla rete s’era fatta largo la suggestione di una livrea tutta gialla.
Che nel passato della Ferrari in effetti c’è stata, una sola volta, a Spa nel 1961, la 156 col tipico muso da squalo: è la macchina che il Commendatore concede a Olivier Gendebien come ricompensa per la vittoria freschissima alla 24 Ore di Le Mans. Non giallo Modena comunque, ma giallo belga, un tributo al paese e alla nazionalità di Gendebien, nel rispetto del consueto schema di colori nazionali, come aveva chiesto l’importatore locale che si era fatto carico delle spese.
Di quell’auto resta solo una replica, la ricostruzione devota e meticolosa completata cinquant’anni dopo da un appassionato belga sulla base di disegni e immagini d’epoca. L’originale non esiste più, Ferrari alla fine ordina di farne a pezzi tutti i modelli, “tagliarli” secondo la cruda terminologia della fabbrica, per annegarli nel cemento e consolidare il piazzale dello stabilimento.
Sulle motivazioni della distruzione non ci sono rapporti ufficiali, probabile volesse cancellare la traccia emotiva della morte di von Trips. O sopprimere ogni riferimento agli ingegneri dissidenti che quell’anno l’avevano abbandonato.