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Superlicenza, falle e paradossi di un sistema da rivedere: diventa un caso la posizione di Colton Herta

lunedì 5 settembre 2022 · Mercato
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C’è movimento nel paddock per trasferire Colton Herta dalle corse americane alla Formula 1. Si sta interessando Helmut Marko per l’Alpha Tauri che valuta di liberare Gasly, con il sostegno implicito di Liberty nella direzione di amplificare l’impatto dello sport negli States attraverso il ritorno di un americano.

Il nodo comunque non è contrattuale. Formale, piuttosto: Herta non ha le credenziali in regola per la superlicenza, in base alle condizioni che la Fia pretende su età, esperienza e performance.

Il decreto risale al 2014, quando la Red Bull accelera su Verstappen che non ha nemmeno 18 anni e viene da una sola stagione in monoposto in Formula 3 europea. All’epoca la Fia si muove in proiezione per frenare i debutti precoci, fissa per il 2016 la soglia minima di punteggio per l’accesso ai Gran Premi, ma strategicamente elabora un algoritmo che premia i suoi campionati e ridimensiona gli altri, inclusa l’Indycar.

Per dire: chi vince la Formula 2 prende in una botta sola i 40 punti di requisito. Per chi vince l’Indycar c’è la condizione che il campionato venga disputato sulle piste omologate dalla Fia. E comunque lo schema di calcolo è sfavorevole.

La politica della Federazione storicamente esclude deroghe, c’è un precedente esemplare: nel 2009, sebbene lo statuto per gli esordienti fosse meno rigido, viene negata alla Red Bull – sempre quella – la wild card per mettere Sebastien Loeb sulla Toro Rosso ad Abu Dhabi.

Oggi la Red Bull non entra nel merito della normativa, nel dialogo con la Fia sceglie la linea moribida: chiede che vengano riconosciute le cause di forza maggiore, la pandemia da coronavirus come impedimento allo sviluppo lineare e largo della carriera di Herta.

Gli altri remano contro, c’è il no esplicito di Steiner dell’Haas e Vasseur dell’Alfa Romeo. Apre solo la McLaren, che a marzo ha ingaggiato Herta come collaudatore e a luglio l’ha fatto girare ai test a Portimao. La chiosa di Alexander Rossi, l’ultimo americano con la superlicenza: “Sono talmente stufo di tutto questo”.

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