Concentrazione, strategie furbe e affidabilità: ecco cosa serve a Leclerc (e alla Ferrari) per vincere il titolo
mercoledì 27 luglio 2022 · Dal paddock
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I numeri, pratici e incontrovertibili, dicono che seppure Leclerc da qui alla fine del campionato vincesse tutte le gare, inclusa la sprint di Interlagos, comunque non avrebbe la certezza del titolo se Verstappen arriva sempre secondo e sempre col giro veloce.
È uno scenario inverosimile, ma dà la misura di quanto sia critica la posizione di Leclerc e della Ferrari, a meno di botte di culo clamorose e imponderabili: 63 punti di ritardo da Verstappen appena dopo il giro di boa e la tegola a Le Castellet con 10 gare da correre, “ma non c’è motivo – sentenza di Binotto – per il quale non si possano vincere tutte, da qui alla fine”.
Probabilità: circa una su un milione, è più facile essere presi da un fulmine. È la statistica, intesa come scienza, a stimare quanto sia improbabile la prospettiva ottimistica di Binotto, se non altro sulla base delle statistiche, intese come numeri, che Leclerc ha registrato nella prima parte del campionato, 3 centri su 12 shot, il 25 per cento di successo.
Per contro, c’è la progressione impressionante di Verstappen che non sbaglia un colpo. Al punto che Webber a giugno diceva: “Vincerà il titolo in anticipo”.
La concentrazione, punto primo: “Non posso continuare a mettere le macchine a muro”, dice Leclerc. Che domenica giustamente si prendeva tutte le colpe, malgrado certe cappellate non spieghino tutto il distacco.
Perché la Ferrari oggettivamente ha lasciato per strada un bottino di punti anche per gestioni di gara poco furbe. Per dire: Monaco e Silverstone.
Infine, l’affidabilità. E pure qua parlano i numeri: fra Imola e Spielberg la Ferrari conta dieci ritiri – inclusi quelli delle squadre clienti – per ragioni ricondicibili al motore o comunque al cedimento di parti meccaniche. Diceva Fangio: “Per finire primo, devi prima arrivare”.