PHOTO CREDIT · Xpb
Tre anni dall’ultimo Gran Premio del Canada, ecco cos’è cambiato nel frattempo in Formula 1
venerdì 17 giugno 2022 · Amarcord
tempo di lettura: 2 minuti
Tre anni dall’ultima volta che s’è corso in Canada, ma è un’epoca fa. Per il mondo che ancora doveva conoscere la grande guerra alla pandemia da coronavirus e per la Formula 1 che ancora ignorava coa fossero il das, il tetto di spesa e una sprint.
Lo scettro del paddock lo teneva ancora Carey che poi l’ha passato a Domenicali, il circo non aveva mai gareggiato a Portimao, né al Mugello, né a Zandvoort, né a Losail, né a Gedda fra innumerevoli contraddizioni etiche e sociali, né a Miami, né aveva seriamente calcolato di tornare a Imola. Ma in compenso pensava che un giorno avrebbe corso ad Hanoi e invece così non è stato, né mai sarà.
I cerchi delle ruote misuravano ancora 15 pollici, non era stato ancora ripescato l’effetto suolo, le conferenze stampa della vigilia si facevano di giovedì anziché di venerdì. E la Fia ancora non era scesa a patti con la Ferrari per coprire certe ombre.
L’Honda era ancora motorista ufficiale, Verstappen non aveva vinto il mondiale… e non aveva mai fatto nemmeno una pole, Hamilton ancora non era baronetto, ancora non era arrivato a 100 vittorie, doveva ancora ugugagliare Schumacher per numero di titoli e per una lunga serie di altri primati. Non avevano mai vinto una corsa né Perez, né Ocon, né Leclerc. Che nel frattempo ha messo in moto un batticuore mediatico contagioso.
Mick Schumacher faceva ancora la Formula 2 e non era mai arrivato a podio, Alonso era ancora in periodo sabbatico, Raikkonen ancora non aveva deciso di smettere, Marko ancora non aveva messo gli occhi su Perez, in Ferrari c’era ancora Vettel, in Mercedes ancora Bottas prima che il team non lo trombasse per Russell, in Red Bull ancora Gasly, in McLaren ancora Sainz, in Alfa Romeo ancora Giovinazzi, giusto per dire qualche nome. L’Alpha Tauri si chiamava ancora Toro Rosso, l’Alpine era ancora Renault, l’Aston Martin ancora Racing Point, sulla Ferrari si scriveva ancora Mission Winnow, l’Haas era ancora sponsorizzata da Rich Energy.
Sochi ancora era in calendario perché Putin ancora non aveva invaso l’Ucraina, il direttore di gara della Fia era ancora Michael Masi che ancora non si era venduto alla causa dello spettacolo a tutti i costi, ma dava già qualche segnale.
La Formula 1 ancora non aveva iniziato a pubblicare la sua rivista ufficiale e nel frattempo l’ha pure chiusa lasciando appesi gli abbonati. Ed esisteva ancora Yahoo Answers, con il suo archivio sterminato di domande assurde, anche sulla Formula 1.