PHOTO CREDIT · @ausgrandprix

Mal di fuso e spese folli: perché oggi la trasferta in Australia è più critica che mai

venerdì 8 aprile 2022 · Dal paddock
tempo di lettura: 2 minuti

Storicamente è sempre stata uno sforzo logistico e mentale, ma adesso la trasferta in Australia pesa anche più di prima, in un campionato in cui il numero di gare è salito vertiginosamente a 23 e la sequenza delle corse non è ottimizzata per jet lag e portafoglio.

Il tema è venuto fuori in conferenza stampa, perché una volta Melbourne era la tappa fissa che apriva il mondiale, per cui le squadre potevano muoversi in anticipo per assorbire il mal di fuso. Non più oggi che Sakhir si è assicurata l’esclusiva dell’overture. Russell notava:

Having Melbourne in between races, especially as a standalone, is too tough for the teams and everybody. People came out on Saturdays and Sundays to get acclimatised to the conditions, to the timezone change, and it’s just too much. I think it needs to be thought about more.

È d’accordo Christian Horner, se non altro per la seconda questione, quella economica. Motivo per il quale lui suggeriva almeno di abbinare Melbourne in successione back-to-back con una gara in Medio Oriente:

To come here for one weekend, I think for everybody, it’s a massive time change, it’s expensive. From a calendar perspective, it would have been better to have another race that we moved onto from here.

Il punto è che le squadre comunque approvano una logica di costruzione del calendario che viene guidata prevalentemente dai promotori delle corse attraverso le opzioni che comprano sulle date.

Per dire, non ha senso nemmeno Miami a maggio fra Imola e Barcellona, quando sarebbe stata più razionale una combinazione con Montreal a giugno.

Horner, Melbourne, Russell, Sakhir,