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Drive to survive, quando arriva la quarta stagione di Netflix sulla Formula 1: chi la guarda… e chi la evita
mercoledì 16 febbraio 2022 · Media
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L’hanno detto Norris e Leclerc nelle interviste ad Austin: uno dei motivi per cui la Formula 1 ha guadagnato popolarità negli Stati Uniti “si deve alla serie su Netflix”. E Gasly: “La gente ci riconosceva per strada”.
Serie, reality, documentario, Drive to survive è un prodotto ibrido dal nome altisonante che dal 2019 porta il pubblico “dentro gli abitacoli, dentro il paddock e dentro le vite dei protagonisti della Formula 1”, dice lo slogan. Ogni stagione conta dieci episodi e copre il campionato dell’anno precedente all’anno di uscita, la prima è del 2019, la quarta esce venerdì 11 marzo.
È un racconto a 360 gradi, tocca l’aspetto sportivo, tecnico, gestionale e finanziario. Ma il consenso del pubblico non è unanime, per via della tendenza a concentrare la narrazione su episodi specifici, anche controversi, la ricerca della spettacolarizzazione e della polemica. All’americana, appunto.
Verstappen è uno di quelli che non l’ha mai amata. E alla quarta serie non partecipa. L’ha svelato ad Austin e le motivazioni sono anche condivisibili:
They faked a few rivalries which they don’t really exist. So I decided to not be a part of it and did not give any more interviews after that because then there is nothing you can show. I am not really a dramatic show kind of person, I just want facts and real things to happen.
La mette in questi termini anche Ecclestone: “Vedi cose inesatte”. Ancora, a Sainz non è piaciuto che siano stati gonfiati certi punti sulla rottura fra Vettel e la Ferrari nel 2020: “La squadra è più grande e più bella di come appare”.
Ma non la pensano tutti come loro. Ocon per esempio sostiene che Drive to survive l’ha aiutato davvero a sopravvivere nel circus, a rientrare con un ruolo attivo dopo l’uscita da Racing Point:
I think Netflix has changed a lot of my life, not just the public stuff, but also in my career. It has made the perception of me in difficult times where I didn’t have a seat, that came out and people could actually see that I was desperate to have a drive again. That probably helped for my career to come back.
Che in effetti è la conferma di quanto notava Verstappen già nel 2020 a proposito delle prime due stagioni: “Ti fanno sembrare quello che meglio si adatta alla storia che devono raccontare”. Per cui nel caso di Ocon funzionava e andava esasperata la parte del talento estromesso dai soldi dei raccomandati.
Poi c’è anche chi resta del tutto impassibile. Tipo Alonso, che dall’anno scorso ha un suo documentario su Amazon. E tipo Raikkonen: “Non la guardo, non ho idea di cosa sia. Ma l’ho detto anche a loro mentre facevano le riprese”.