Quel primo di test di Schumacher sulla Ferrari… e una coda di quattro chilometri sulla statale
martedì 16 novembre 2021 · Amarcord
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Due giri di distacco a Panis e Morbidelli nel Gran Premio d’Australia, l’ultimo di Adelaide prima della migrazione a Melbourne: Damon Hill vince una corsa che è un’ecatombe per numero di ritiri, comunque una prova inutile ai fini della classifica iridata perché il titolo tre settimane prima l’ha preso Schumacher. Che quindi ha la testa già all’anno venturo.
Infatti, tempo quattro giorni e Michelone varca il cancello di Maranello: è il 16 novembre del 1995, è una data storica, si celebra il primo contatto ufficiale fra il futuro barone rosso e la scuderia del cavallino. La firma risale ad agosto, perlomeno ufficialmente, perché in realtà è di giugno, dopodiché la squadra per due mesi nega anche ci sia una trattativa.
Arriva con l’aereo personale, l’accompagnano la moglie, il manager e Jochen Mass. Gira per la fabbrica, visita le linee di montaggio, discute con Todt e poi passa a Fiorano. Dove si cala per la prima volta nell’abitacolo della Ferrari, in tuta bianca per evitare i conflitti con gli sponsor che ancora lo legano alla Benetton.
L’auto è una vettura laboratorio che monta ancora il dodici cilindri da pensionare. E Schumi una lode la rivolge proprio al motore: “Magari ne avessi avuto uno così in qualifica”. Sul resto non è amorevole: “Più che un box per la Formula 1, avevano un’officina per kart”.
Nel garage l’assistono John Barnard e Luca di Montezemolo. Fuori, il popolo degli irriducibili: sulla statale dell’Abetone che costeggia il circuito privato della Ferrari, c’è una coda ininterrotta di quattro chilometri.
All’epoca il contratto è solo biennale, poi rinnovo dopo rinnovo copre undici stagioni. Entro un anno, per raggiungere Schumi a Maranello parte dalla Benetton anche Brawn, che a sua volta richiama in servizio Byrne dalla pensione dorata in Tailandia. Sotto un nuovo tetto, più solido, si ricompone un gruppo d’acciaio. E il cavallino inizia a pensare in grande.
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