La legge delle cose (e delle interviste esclusive)
martedì 12 ottobre 2021 · Media
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Questa storia inizia al tempo in cui uno sputo di sito, per quanto microscopico, amatoriale e discontinuo, riesce a produrre contenuti esclusivi, poche chiacchiere a tu per tu, sempre niente di che e sempre a personaggi minori perché ovviamente certi contatti non te li procuri facilmente.
Per dire: un pilota fallito, una stella nascente che cerca esposizione, un soggetto smarrito, un vecchio ingegnere bilioso, un mercante di fumo, una comparsa scomparsa, comunque in generale qualcuno che nell’ambiente s’è fatto un nome, per un motivo o per un altro, nel bene o nel male.
Briciole, insomma. Con quella tenue virtù di avvicinare la Formula 1 al suo pubblico, chi fa lo spettacolo a chi ne scrive per passione. Colmando minimamente e impercettibilmente una lacuna atavica e mortificante per un ambiente sportivo troppo circoscritto e troppo classista.
Però il mondo cambia, “così, un po’ per volta”, cantava Renato Rascel. E s’è trasformato, fatalmente e radicalmente, anche il minimondo delle pseudotestate d’informazione e approfondimento che gravitano intorno alla Formula 1, quello zoo variegato di specie uniche e impenitenti.
Oggi uno sputo di sito è ancora uno sputo di sito, microscopico, amatoriale e discontinuo, ma certe velleità giornalistiche non trovano seguito e non trovano appiglio. A certe chiamate, gli uffici stampa – delle squadre, delle piste, dei piloti – non oppongono nemmeno il vecchio no comment, il verbo non va più distribuito se non è quello dei comunicati preconfezionati e passivamente condivisi, perché i primi – e unici – da nutrire di esclusive sono i colossi che hanno fagocitato piccoli, piccolissimi e piccolissimissimi.
È comprensibile, è ammissibile, è ragionevole, è naturale, è il pesce grande che mangia il pesce piccolo, è quello che vi pare. Ma peccato.