Toto Wolff e l’Aston Martin, storie di presunto insider trading e conclamato clickbaiting
giovedì 26 agosto 2021 · Fuori tema
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La prosopopea su certi lidi è un marchio di fabbrica, Fanpage.it scrive: “Wolff indagato, Formula 1 nel caos”. Addirittura. Sconfina nel circo dei motori perfino lalaziosiamonoi.it: “Toto Wolff sotto inchiesta”.
È una storia che parte ad aprile del 2020, Toto Wolff compra da Lawrence Stroll una quota che corrisponde allo 0.95% dell’Aston Martin: all’epoca la Mercedes tramite Daimler ne possiede meno del 3 per cento, ma la partecipazione della casa di Stoccarda a ottobre sale vertiginosamente, con la prespettiva di arrivare al 20% entro il 2024. Per l’Aston Martin è una botta di vita, al punto che Forbes già scrive:
Aston Martin shareholders will breathe a sigh of relief as a deal with Daimler’s Mercedes Benz, in which it acquires up to a 20% stake in the financially troubled British luxury sports car and SUV maker, includes access to next-generation hybrid and electric technology.
C’è dell’altro. Un mese dopo l’operazione finanziaria di Wolff, in Aston Martin si trasferisce Tobias Moers direttamente da Daimler: è l’uomo che alla divisione sportiva di AMG ha quadruplicato le vendite e investito nei sistemi ibridi.
Insomma, per composizione del capitale e ristrutturazione dell’organico, l’Aston Martin si rifà il volto dopo un anno nero in cui – anche per via della pandemia da coronavirus e per la chiusura delle concessionarie – il fatturato è sceso del 37%.
L’ipotesi delle autorità tedesche è che Wolff grazie all’asse con Stroll – che dal 2020 ha la maggioranza dell’Aston Martin – e grazie al ruolo di vertice alla Mercedes, in via riservata e con utilissimo anticipo sapesse delle mosse che avrebbero portato al rilancio delle quotazioni dei titoli della casa di Gaydon. Tecnicamente, è quello che la disciplina economica e finanziaria chiama insider trading. Ed è punibile.
Oggettivamente, un sospetto non infondato. Per cui la Germania apre un fascicolo, dopodiché per competenza territoriale trasferisce le risultanze all’organismo di regolamentazione finanziaria del Regno Unito, perché l’Aston Martin è quotata alla Borsa di Londra. Sono fatti di novembre, ma trapelano adesso.
Ma la questione si sgonfia prima che la stampa ci ricami un romanzo: non ci sono elementi per provare un illecito, lo riferisce martedì il Financial Times. Fine dell’inchiesta. E dei titoloni da clickbaiting.