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Il caso Voltswagen: il pesce d’aprile di Volkswagen che ha perculato i giornalisti (e l’America)

sabato 3 aprile 2021 · Media
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Più che un pesce d’aprile, un inganno in piena regola e in malafede, un abuso gravissimo da parte della casa che in America ancora non s’è rifatta la reputazione dopo il dieselgate del 2015.

È successo che lunedì una fuga di notizie costruita ad arte sul sito aziendale ha svelato che Volkswagen avesse pianificato per il 29 aprile la ridenominazione della gamma elettrica in Voltswagen, un rebranding coraggioso e funzionale alla direzione ambientalista, una “dichiarazione pubblica sull’investimento lungimirante della compagnia nella mobilità elettrica”.

Cnbc prima di tutti ha intercettato la notizia, questa nota confezionata ad arte come se fosse sfuggita all’ufficio stampa in attesa della risistemazione. E l’ha sparata attraverso i propri canali a uso e consumo delle altre testate, che l’hanno ripresa e irradiata in tutto il mondo secondo un protocollo passivo collaudato, trasversale, superficiale e pericoloso.

Che ad ogni modo spiega solo metà della storia. L’altra metà è responsabilità, e per certi versi perizia studiata, dei vertici di Volkswagen che prima di smontare la bufala hanno insistito, persistito e resistito al debunking. Usa Today interpreta il pensiero condiviso dei media:

The company used this fake announcement as a way to manipulate respected reporters from trusted news outlets to get attention for their marketing campaign. We are disheartened that the company would choose this type of disingenuous marketing.

Alla fine, l’ammissione l’ha raccolta il Wall Street Journal: “Era un’iniziativa di marketing, affinché la gente parlasse della ID.4”, il primo suv totalmente elettrico di Volkswagen. E affinché salissero le azioni: il titolo ha chiuso in rialzo del 10%.

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