Cronaca di un divorzio annunciato

martedì 12 maggio 2020 · Mercato
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A mettere insieme i pezzi della storia non ci vuole troppo. La Ferrari una bozza per l’estensione di contratto l’aveva proposta, ma ribassata di brutto e per un anno soltanto, due al massimo. Vettel s’è preso tempo e alla fine ha risposto picche, per cui il campionato del 2020 – se mai partirà – chiude la parentesi rossa di Seb sul cavallino.

Finisce in fallimento clamoroso il sodalizio che nasceva dopo Alonso nel 2015 sotto i migliori auspici e sotto l’entusiasmo incontrollato della stampa, doveva portare al titolo mondiale, all’emulazione del monopolio che fu con Schumacher, e invece progressivamente s’è logorato per ragioni varie.

Il doloroso ritardo tecnico della squadra rispetto alla Mercedes, per esempio. Ma pure la propensione preoccupante di Vettel a infilare una cappellata dopo l’altra come un debuttante.

Lui giura che sulla rottura i soldi non c’entrano, ma precisa: “Senza sintonia non posso dare il massimo”. Qui entra in gioco l’altro elemento di questo divorzio annunciato, la prospettiva di mettersi a fare il secondo di Leclerc.

Perché il negoziato s’è fatto critico a dicembre, quando Binotto ha giocato d’anticipo e ha blindato Leclerc fino al 2024. E in quel rinnovo Vettel ci ha letto l’unico messaggio che ci poteva leggere, vale a dire l’evidenza che a livello contrattuale il punto fermo a Maranello non fosse più lui ma l’altro.

Poi è arrivata la pandemia da coronavirus, la necessità di “riflettere sulle priorità della vita”, scrive Seb. E per lui la Ferrari, forse il motorsport in generale, evidentemente una priorità non l’è più.

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