La carica degli esclusi: Imola e le altre, per un posto a basso costo nel nuovo calendario
giovedì 30 aprile 2020 · Politica
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Quindici gare, “magari anche diciotto, prevalentemente in Europa e Asia”, è la previsione ottimistica di Chase Carey nell’anno della pandemia da coronavirus.
Si arrendono le piste non permanenti che sono fuori tempo massimo per l’allestimento e il blocco degli spazi: è il caso di Melbourne e Monte Carlo, la stessa ombra si allunga su Baku e Montreal.
Ma rischiano di uscire anche gli autodromi nelle zone in emergenza, perché un Gran Premio a porte chiuse in applicazione dei decreti del governo si brucia una fetta consistente degli utili. E questo sembra il caso di Le Castellet, può diventarlo per Spa perché in Belgio gli eventi col pubblico sono vietati fino a tutto agosto.
È un punto sul quale Zandvoort già chiarisce: “Noi ci siamo, dipende quanto profonde sono le tasche di Liberty”. Per coprire le spese, evidentemente.
Qui entrano in gioco gli esclusi, i circuiti che per un motivo o per un altro la Formula 1 l’hanno persa oppure non l’hanno mai vista: Hockenheim e Imola, che per vie ufficiali si sono fatte già avanti, magari Portimao che dalla fine di marzo ha il bollino della Fia e ufficialmente può candidarsi per un Gran Premio di Formula 1.
Ma volendo, la lista tecnicamente è lunga: Magny Cours, Jerez, Sepang. Liberty Media ha bisogno di un calendario credibile su una certa varietà di piste: c’è una gara strisciante per conquistare una vetrina a basso costo. È una questione strettamente politica.