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Stirling Moss, il torto di Bari e quella Ferrari solo sfiorata

lunedì 13 aprile 2020 · Amarcord
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A novant’anni si è spento Stirling Moss, l’uomo che Ferrari accostava a Nuvolari per “la smania di correre” e “il senso dell’incidente”, il migliore per numero di vittorie senza il titolo mondiale. Incompiuto nei numeri come nelle relazioni sportive, per via di quel sodalizio con la Ferrari che s’è solamente sfiorato.

Questa storia comincia il 2 settembre del 1951, c’è il Gran Premio di Bari, la Ferrari è iscritta anche con Moss che deve provare il nuovo quattro cilindri da Formula 2. Invece all’ultimo minuto la rossa passa le consegne a Taruffi. E là Moss, che dall’Inghilterra alla Puglia s’è fatto in automobile tutto il viaggio col papà, per l’offesa si ripromette di rifiutare ogni offerta da Maranello.

In verità va diversamente, Moss alla fine sulla Ferrari vince 11 volte su 13, comunque sempre con le sport e sempre da privato. E Ferrari fino alla morte conserva per lui un’ammirazione sincera. Al punto che nel 1962 lo convoca a Maranello, gli offre un giro in officina e gli propone un affare a sorpresa:

Un costruttore ha bisogno dei suggerimenti del miglior pilota. Così sarebbe interessante, per me, sapere da lei quale dovrebbe essere la macchina tipo che rappresenti l’intelligente compromesso da impiegare sui diversi circuiti.

Moss gli promette una cartella di informazioni, si fa largo la suggestione di una collaborazione. Invece appena 13 giorni dopo quel colloquio, il destino gli mette sulla strada l’incidente sulla Lotus al Glover Trophy di Goodwood.

Moss resta in coma per un mese e paralizzato per sei. Si rimette al volante dopo un anno, in un test privato, sente di non avere il controllo totale della macchina e decide per lo stop. Per sempre.

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