Australia, diffidenza e paura verso la prima gara di Formula 1 ai tempi del coronavirus
mercoledì 11 marzo 2020 · Dal paddock
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È la venticinquesima edizione del Gran Premio d’Australia, la prima corsa nella stagione in cui la serie regina celebra pomposamente i 70 anni, ma è soprattutto il primo Gran Premio di Formula 1 ai tempi dell’emergenza sul coronavirus che viaggia pericolosamente in giro per il mondo e non rappresenta più un’epidemia localizzata.
Pandemia, appunto, dice l’Organizzazione mondiale della sanità. E aggiunge: “Allarma l’inazione”. Di certi paesi e certi gruppi che giocano col fuoco.
L’Uefa, per esempio, che sulle Coppe ancora non si pronuncia. E La Formula 1, che ottusamente immagina il paddock dentro una bolla impermeabile e spedisce il suo carrozzone a Melbourne mentre dovunque saltano eventi mica minori: la tappa romana della Formula E, l’avvio del motomondiale, la Mille miglia a Sebring.
In Australia dalle 18 di mercoledì, ora della costa orientale, chi è stato in Italia negli ultimi 14 giorni comunque non entra. Ferrari, Alpha Tauri, qualcuno dell’Alfa Romeo e qualche delegato di Pirelli passano la tagliola appena in tempo. Binotto parla all’Italia: “Speriamo di portare un sorriso alla nostra gente”.
È gia in moto la macchina del Gran Premio d’Australia, nessuno pensa seriamente di fermarla, né la Federazione, né Liberty Media. Del resto, è la strada che vuole il governo, per una nazione che esce dalla devastazione degli incendi e ha bisogno di vetrine. Per cui lunedì il ministro della salute diceva:
At this point in time our advice around the grand prix and other public mass gathering events remains unchanged. We want to enable people to go about and live their lives as normally as possible, of course taking greater precautions than they would normally.
Precauzioni allora: niente sessione di autografi col pubblico, interviste centellinate per evitare assembramenti, distanze di sicurezza in sala stampa. In parallelo la Fia predispone le zone destinate ai controlli sanitari. Eventualmente alle quarantene.
Ma nel paddock la diffidenza resta, qualcuno si muove in mascherina, soprattutto alla luce del fatto che quattro uomini, due dell’Haas, uno della McLaren e uno della Williams, sono in isolamento volontario per sintomi sospetti. Hamilton caccia le palle e dà voce allo shock:
I’am really very, very surprised that we’re here. So many fans here already today. And it seems like the rest of the world is reacting probably a little bit late. Cash is ring.
È con lui pure Raikkonen. Non Vettel e Ricciardo che invece scelgono la cautela della fiducia alla Fia, forse agli sponsor.