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Haas e Rich Energy, quella farsa infinita della bibita che sfida Red Bull con il logo delle biciclette
giovedì 11 luglio 2019 · Fuori tema
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Si chiama circo dei motori e giustamente qualche clown ce l’ha. Di Rich Energy si inizia a parlare nel paddock nel 2018, quando Force India cerca disperatamente un compratore per salvarsi dalla bancarotta.
Tra le manifestazioni d’interesse, prima che la spunti il papà di Stroll che converte il team in Racing Point, c’è pure quella di William Storey, amministratore delegato – più barba che capelli – di un marchio misterioso che vende solo online. Sembra una trappola, lui comunque assicura:
Anyone who says that Rich Energy does not exist is like saying that a person never walked on the moon or that Elvis is still alive.
Il 21 ottobre l’account di Rich Energy twitta da Austin: è il giorno del Gran Premio degli Stati Uniti e dell’ultima vittoria di Raikkonen, il boss della bibita fantasma è nel box della Williams per discutere un’offerta di sponsorizzazione. Pare su raccomandazione di Bernie Ecclestone, nientedimeno. Non se ne fa niente. E Storey sputa nel piatto dove stava per mangiare:
I felt sorry for Williams in the end. I felt that as a business, they were living off past glories and didn’t run a very good business.
Tempo quattro mesi e Rich Energy firma con l’Haas. Mica una cosa da niente: è title sponsor, come Petronas per Mercedes. Le dichiarazioni altisonanti alla vigilia del campionato hanno il tono della sfida. A Red Bull in particolare, sul campo dove Mateschitz ha costruito un impero:
We think that we’ve got a better brand than Red Bull. We are confident that we will beat Red Bull in many races this year.
Non succede. Anzi arrivano pure le grane giudiziarie perché a marzo l’Alta Corte di Londra riceve da parte di Whyte Bikes, uno dei maggiori marchi britannici di biciclette sportive, un esposto contro Rich Energy per infrazione di proprietà intellettuale sul logo. Che è esattamente lo stesso, la stilizzazione della testa di un cervo. Il giudice dà ragione alla casa delle biciclette. E spiega:
Some of Mr Storey’s evidence was incorrect or misleading. I treat all of their evidence with a high degree of caution.
L’effetto tangibile della sentenza è la rimozione del logo del cervo dall’Haas. Lo sponsor invece resta. Fino a mercoledì sera, quando si apre l’ultimo giallo di una farsa infinita, con un tweet che nello stile consolidato di Rich Energy annuncia la chiusura anticipata del sodalizio col team di Gene Haas e sputa un’altra volta sulla Williams:
Today Rich Energy terminated our contract with Haas F1 Team for poor performance. We aim to beat Red Bull Racing and being behind Williams Racing in Austria is unacceptable. The politics and PC attitude in F1 is also inhibiting our business. We wish the team well.
Non passano nemmeno 24 ore che Rich Energy ritratta, fa sapere che quel tweet l’ha battuto un dipendente fuori controllo che adesso paga le conseguenze legali. E in Formula 1 non sarebbe nemmeno il primo caso di gaffe via Twitter.
Invece il sospetto è che gli avvocati abbiano letto per bene le implicazioni contrattuali mentre Gunther Steiner, per conto dell’Haas, faceva sapere ai giornalisti che l’accordo per lui restava valido.
Per cui Rich Energy e Haas restano insieme. Per quanto, chissà. E in un certo senso allo stato attuale è pure un’ottima notizia per una squadra che naviga nell’incertezza su tutti i fronti, tecnico soprattutto, dal momento che a Silverstone ripropone le soluzioni aerodinamiche dell’Australia, un passo indietro gravissimo di quattro mesi.