Manomesse le mappature dei motori della Ferrari: c’è un hacker dietro il guasto di Leclerc in Bahrain
lunedì 1 aprile 2019 · Tecnica
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Non c’entra la componente termica, l’aveva detto subito Mattia Binotto: “Non so da dove sia partita questa storia”. Non c’entra nemmeno il guasto del pistone. O meglio: quella sarebbe la conseguenza piuttosto che la causa, conseguenza di un malfunzionamento che si è innescato per effetto di una mappatura sballata che ha mandato in tilt la Ferrari di Leclerc a Sakhir.
È inquietante lo scenario che un po’ alla volta emerge nella notte, mentre la Ferrari fa i bagagli in pit lane e si appresta a lasciare il Bahrain, dalle verifiche del team emerge una falla nel sistema informatico, falla che avrebbe concesso l’intromissione di un hacker per un attacco senza precedenti.
I dettagli bisogna ancora studiarli, la Ferrari ci lavora direttamente da Maranello con la collaborazione della polizia informatica. Ma la vicenda tutto sommato è già abbastanza chiara: da un indirizzo ip localizzato in Russia è partito l’input per la modifica dei parametri vitali del motore, la Ferrari di Leclerc li ha recepiti passivamente attraverso la telemetria, come se quell’input fosse venuto dagli ingegneri.
A quel punto, “ravvisata l’anomalia, il muretto è intervenuto per il reset, quasi immediatamente in effetti, dopo neanche 15 secondi”, fa sapere la squadra. Troppo tardi comunque per scongiurare il guasto che alla fine ha costretto Leclerc a tirare i remi in barca lasciando la vittoria a Hamilton.
Il pericolo di un attacco hacker ai computer dei team era stato discusso dalla Commissione F1 direttamente con la Fia nel 2016. Che se n’era lavata le mani: “Sono le squadre a dover assicurarsi che i loro sistemi siano protetti”. Adesso, dal 1° aprile 2019, la Formula 1 si scopre vulnerabile.