Quella guerra (neanche tanto) silenziosa degli organizzatori dei Gran Premi contro Liberty Media
martedì 29 gennaio 2019 · Politica
tempo di lettura: 2 minuti
Una riunione preliminare in vista dell’incontro a cui Liberty Media li ha chiamati per tracciare le traiettorie post 2020: tanta carne sul fuoco, il 28 gennaio gli organizzatori dei Gran Premi si sono visti a Londra, l’associazione dei promotori delle gare – Formula One Promoters Association che in acronimo diventa Fopa – contesta punti cruciali come la strategia della trasmissione in pay-tv e la politica dell’apertura a nuove nazioni che minacciano la base storica.
In realtà dietro c’è un aspetto su cui si dibatte da sempre, la tassa che ogni circuito deve versare all’organismo che tiene in piedi il mondiale di Formula 1. Una volta erano le società di Ecclestone, dal 2016 invece il circo lo amministra Liberty Media.
Oggi mettendo insieme i pezzi e le indiscrezioni più o meno affidabili che si rincorrono per la rete, viene fuori per esempio che nella Fopa c’è malcontento per le agevolazioni finanziarie che Liberty può riservare a Miami nel 2020, sempre che la corsa si faccia davvero. Perché la firma del contratto è sempre nel limbo, la città aveva fissato al 1° luglio la scadenza per chiudere l’accordo e comunque niente s’è mosso.
Le implicazioni politiche sono evidenti, del resto il chairman della Fopa è Stuart Pringle, managing director a Silverstone, un circuito che a prescindere dalla dirigenza del mondiale vive una situazione di eterno precariato e che quest’anno ospita per l’ultima volta il Gran Premio avendo esercitato nel 2017 l’opzione per rompere il vecchio contratto. Al meeting, a sposare la linea della Fopa, c’erano 16 piste su 21: Austin, Baku, Barcellona, Budapest, Città del Messico, Hockenheim, Interlagos, Le Castellet, Melbourne, Montreal, Monza, Shanghai, Singapore, Spa, Spielberg e chiaramente Silverstone.
Assenti e senza delega Hanoi che entra nel 2020, ma soprattutto, tra quelle già in calendario, Abu Dhabi, Monte Carlo, Sakhir, Sochi, Suzuka. Storicamente più vicine alla Fom, oppure in scadenza di contratto, di qui la necessità anche più pressante di mantenere buoni i rapporti pure con Liberty. Ma Sergey Vorobyev, il vice direttore dell’impianto di Sochi, proprio sulla questione di Miami fa una puntualizzazione:
If you look at the calendar of the current season, it does not have the Grand Prix of Miami, so what’s the point of having theoretical conversations about how things could be, now or in 2020?
L’ultima agitazione dei promotori delle corse è del 2012, all’epoca l’oggetto del contendere era la transizione a una nuova motorizzazione che avrebbe impoverito lo show. Un pretesto, pure quello, per ridiscutere gli allineamenti in vista del rinnovo del Patto della Concordia. Che adesso scade nel 2020, appunto.