Schumacher, cinque anni dall’incidente sugli sci: cosa sappiamo e cosa speriamo

sabato 29 dicembre 2018 · Amarcord
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Ha lasciato il marchio nel cuore e nei record, da cinque anni è impegnato nella corsa più importante e più difficile. È il 29 dicembre del 2013 quando Michael Schumacher cade sciando a Meribel, mentre percorre un tratto di raccordo tra due piste segnate, “un’area – chiarisce poi la sua addetta stampa – tra una pista rossa e una pista blu”, una zona franca tra la Chamois e la Biche. Un rischio calcolato, un rischio comunque.

Porta il casco Schumi, con telecamera integrata, ma riporta un grave trauma cranico. Viene trasportato in elicottero prima ad Albertville Moutiers, poi a Grenoble dove arriva già in coma, è operato d’urgenza, con la consulenza di Gerard Saillant che lo raggiunge da Parigi, per rimuovere gli ematomi più estesi alla testa.

Per tutti i medici e gli infermieri all’ospedale, l’ordine è tassativo: si entra senza cellulari, si parla solamente attraverso i canali ufficiali. I bollettini sono centellinati, Corinna deve fare un appello ai giornalisti per chiedere di allentare la pressione, smontare l’accampamento per dare più respiro ai medici.

C’è una questione etica senza precedenti, cresce da parte dei media la ricerca febbrile di aggiornamenti, la voce incontrollata della stampa troppe volte si spinge oltre quella ufficiale della famiglia. Che intraprende – e vince nel 2015 – una battaglia legale contro i tabloid per indiscrezioni lesive senza fondamento. Inciampano anche le testate italiane.

Il silenzio che da subito ha chiesto Corinna, non lo rispetta nessuno. Ma c’è un limite dove pure il giornalismo più sfacciato si ferma, nessuno nel 2016 risponde all’asta criminale e sfrontata per una foto rubata.

Passa un mese dall’incidente, il tempo inizia a giocare a sfavore, la terapia ha stabilizzato le lesioni però Schumacher viene mantenuto in ipotermia, ogni giorno muscoli e articolazioni vanno sollecitati in previsione della riabilitazione.

I primi segnali di recupero vengono confermati a tre mesi dall’incidente. Resta lunga la strada del risveglio, ma il terrore del sonno senza fine si allontana, finché Schumacher riprende coscienza dopo 170 giorni, continua altrove la fase di riabilitazione, “lontano dal pubblico”, la precisazione della famiglia.

E poi c’è la storia recente. Oggi, a cinque anni dall’incidente, la stampa inglese riferisce di un traguardo intermedio fondamentale, l’ex barone rosso di Maranello non è più costretto a letto. Intorno, la famiglia e gli amici di sempre. Tra cui Jean Todt, che con lui ha guardato in tv l’ultimo Gran Premio del Brasile. Tutto il resto è top secret.

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