Crollo e rinascita, passando per Maranello: la storia (im)possibile di Daniil Kvyat
sabato 29 settembre 2018 · Mercato
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Insegnava Briatore: “Non si torna mai con la stessa donna”. Con la stessa squadra evidentemente sì. In effetti la Formula 1 continua a sorprendere, se non in pista perlomeno nelle mosse di mercato. La notizia bomba del weekend di Sochi è che l’anno prossimo Daniil Kvyat ritorna nel team – e nella famiglia – che l’ha scaricato due volte.
La prima nel 2016, quando c’è da lanciare Verstappen, là Red Bull prende a pretesto i casini che Kvyat ha innescato a Sochi e lo declassa in Toro Rosso. La seconda, neanche un anno e mezzo dopo, pure Faenza decide per il benservito e promuove Gasly.
All’epoca i numeri danno ragione alla squadra: Sainz ha 48 punti, Kvyat appena 4, più tante macchie sul ruolino di marcia, incidenti, drive through. Franz Tost perciò chiarisce un punto importante, Kvyat è estromesso del tutto dalla famiglia Red Bull: né titolare, né collaudatore, “è libero di cercarsi un altro impiego”.
È un colpo psicologico durissimo, Kvyat deve ricostruirsi la carriera, riparte dalla Ferrari che cancella il vecchio rancore per il patatrac con Vettel a Sochi 2016 e da gennaio gli offre un posto come pilota di sviluppo al simulatore.
Passano nove mesi, Kvyat con saggezza e lungimiranza schiva ogni polemica per non rompere i ponti con nessuno e cambia manager, sceglie Nicolas Todt che nel paddock ha i contatti giusti.
Nel frattempo il mercato ha uno scossone, Ricciardo con il trasferimento in Renault innesca un giro di volanti imprevisto, Red Bull ha bisogno di un partner per Verstappen, prende Gasly da Toro Rosso e vende il cartellino di Sainz che con Verstappen farebbe attrito. Tost alza la cornetta e sonda gli ex, Vergne e da Costa, quelli che la caserma della Red Bull ha tritato e che alla chiamata rispondono picche. Questione di orgoglio.
Gli resta in mano una carta, Kvyat sembra improvvisamente bellissimo, vale la pena provare. Del resto, se c’è il suo casco nella collana dei caschi “dei più grandi piloti di sempre” di Centauria, un motivo deve pur esserci.