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Quando crollano i campioni: i titoli mondiali peggio difesi nella storia della Formula 1
mercoledì 27 giugno 2018 · Amarcord
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C’è un dato statistico importante, è la quarta volta nelle ultime cinque edizioni dei mondiali di calcio che i campioni in carica escono nella fase a gironi: la debacle della Germania in terra di Russia ripropone il tema del defending champion che nell’atto della difesa del titolo crolla ignobilmente nella miseria dell’impotenza sportiva. E storie del genere ne ha raccontate pure la Formula 1. Per esempio…
Mario Andretti. Paga l’ambizione di Chapman che stravolge la Lotus 79 per concepire la Lotus 80, una macchina che in tutta la sua storia porta solo i punti del terzo posto a Jarama prima di essere bocciata definitivamente.
Jody Scheckter. All’indomani dell’affermazione iridata, nel 1980 fa solo due punti. La Ferrari proprio non c’è, manca di velocità, deportanza e affidabilità, ha già la testa allo sviluppo del motore turbo. Scheckter si scoraggia e cambia vita, commercia simulatori di armi da fuoco, compra una fattoria nei pressi di Londra e fonda una comunità per l’agricoltura biodinamica: “Se fossi stato un giocatore di tennis avrei tirato avanti un altro anno. In Formula 1 non si può fare, sarebbe stupido ammazzarsi per soldi”.
Damon Hill. Nel 1996, nell’anno in cui vince il titolo, Williams gli chiude la porta a vantaggio di Frentzen. Lui allora tratta con McLaren, ma trova solo l’Arrows. Eppure a Budapest arriva a sfiorare un successo clamoroso, ha mezzo minuto di vantaggio quando mancano tre giri alla fine, ma resta in terza marcia con l’acceleratore che funziona a intermittenza, quindi cede il passo a Villeneuve e arriva secondo.
Sebastian Vettel. Nel 2014 dopo quattro anni al vertice, dei quali due in dominio assoluto, la rivoluzione ibrida rovescia le gerarchie, lancia la Mercedes e annichilisce la Red Bull. E Seb per la prima volta in carriera perde il confronto interno col compagno di squadra: lui fa 167 punti, Ricciardo quasi il 40% in più.
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