Honda, una scelta obbligata: motivazioni e implicazioni (non esplicite) del matrimonio con Red Bull
martedì 26 giugno 2018 · Dal paddock
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Agosto 2017, nemmeno un anno fa, Honda è un marchio che nessuno vuole. Arriva l’intercessione di Liberty Media affinché l’acca resti nel giro, scatta un negoziato complesso, viene fuori la chance di un anno di transizione e apprendistato con Toro Rosso. Nel frattempo Red Bull attraverso la squadra satellite segue sviluppi e promesse, prende coraggio e alla fine sposa a tutti gli effetti la casa di Tokyo per scaricare Renault.
Questa la sintesi estrema di una mossa di mercato per certi versi anche obbligata, a partire dalla rottura con Renault dopo anni di tira e molla con picchi di tensione altissimi e accuse reciproche malgrado quattro titoli di fila tra il 2010 e il 2013. Dice Christian Horner:
Renault are now in a situation where they have their own team, they have different priorities.
Obviously the engines are a bit more complex these days, so the integration is very much focused around this team. We’re all selfish in this business.
Di qui la necessità di un nuovo partner. Perciò Red Bull già tre anni fa ha sondato la Ferrari che s’è detta disponibile, ma offriva un motore depotenziato. Uno sfregio. Mercedes pure ha risposto picche. Per cui giocoforza a Mateschitz è rimasta l’Honda.
Al di là dei precedenti recenti, quella con Red Bull è una partnership che potenzialmente può anche funzionare, l’energy drink offre quella predisposizione naturale alla libertà di progettazione e innovazione su cui McLaren storicamente è più restrittiva. Sempre Horner:
Our mantra’s going to be ‘go and build the best engine you can, we’re not going to give you any limitations in terms of packaging, we’ll make it fit’. They’ve got some talented people that have been recruited, they’ve got some specialists they’re working with.
L’implicazione non esplicita è che Aston Martin almeno nel breve termine non è pronta per quel motore di cui fantasticava all’epoca della firma della sponsorizzazione con Red Bull:
Obviously we’ve consulted Aston all the way through this. They’re more than happy with the change. They don’t make engines. I think they see the opportunities we do to make progress and get closer to the cars ahead.
Al sodalizio tecnico con Aston Martin lavora Luca Marmorini che la Ferrari ha cassato nel 2014. La prospettiva resta collocata al 2021, l’anno a cui fa riferimento l’agenda della Fia per la ridefinizione della tecnologia dei motori.