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Anche i grandi sbagliano: quella volta che Senna si è bruciato la vittoria a Monte Carlo
venerdì 25 maggio 2018 · Amarcord
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I numeri infallibili dicono che resta Ayrton Senna il principe indiscusso di Monte Carlo, sei vittorie tra il 1987 e il 1993, che potevano essere pure sette senza l’incidente clamoroso del 1988.
È l’anno del dominio indiscusso della McLaren che si aggiudica tutte le tappe meno una, Senna a Monte Carlo viene da una qualifica d’alta scuola, sabato ha rifilato un secondo e mezzo a Prost. Un secondo e mezzo con la stessa macchina.
Ero ben oltre il conscio, come in un tunnel. Ho detto a me stesso: oggi è un giorno speciale. Non uscire più in pista. Sei vulnerabile.
Neil Oatley della McLaren riferisce che “Prost aveva la faccia di un fantasma, non riusciva a capire come fosse venuto fuori quel giro”. E Murray Walker la ricostruisce così:
Everybody was stunned at his qualifying. Everybody. Even the team who were used to him. Success at Monaco in particular is absolutely proportional to the courage. It’s precision and courage. Commitment on the braking points and placing the car on the apex. Qualifying was a combination of those two things.
Domenica invece Senna si schianta al Portier dopo 66 giri su 78 mentre è in testa con un margine di tutta sicurezza, ovviamente su Prost. Che racconta: “Non voleva solamente battermi, voleva umiliarmi”.
La butta sul mistico: “Una lotta interiore mi paralizzava, ero vulnerabile. Avevo un’apertura verso Dio e un’altra verso il diavolo. Ma Dio stava lì ad aspettarmi”.
Più realisticamente, secondo Dennis ha perso la concentrazione. Non torna ai box, se ne va direttamente in appartamento, a meno di duecento metri dal punto dell’incidente. Devono trascorrere cinque ore prima che qualcuno del team riesca a parlargli.