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Novant’anni di strade: la storia dell’Anas dal fascismo alla Salerno-Reggio
giovedì 17 maggio 2018 · Amarcord
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È un giovedì il 17 maggio del 1928, la legge 1094 segna la nascita dell’Aass, l’antesignana dell’Anas. L’acronimo all’epoca sta per Azienda Autonoma Statale della Strada, a volerla sono Mussolini e il governo fascista. Obiettivo, la depolverizzazione delle strade italiane, mulattiere di terra e fango che esigono interventi e innovazioni.
L’Italia è in trasformazione, è appena nato l’Eiar che evolverà nella Rai, a Roma c’è la prima Mostra di Architettura Razionale, Umberto Nobile sfida il polo col dirigibile Italia in una spedizione che però quell’anno finisce in tragedia. Pure le strade cercano il rilancio.
L’Aass regge fino al referendum del 1946, nella transizione della monarchia alla repubblica diventa Anas, Azienda Nazionale Autonoma delle Strade Statali. Il paese esce dalla guerra, c’è una ricostruzione da affrontare, l’Anas opera su 21 mila chilometri di rete per riparare la rovina di strade e ponti.
Anche perché sta per scoppiare il fenomeno della motorizzazione di massa. Tempo dieci anni e scatta il grande riordino della rete autostradale, l’Anas mantiene l’acronimo modificandone leggermente il significato della coda: da strade statali a strade, più generico e più ampio.
La rete di competenza tra il 1945 e il 1970 raddoppia, si arricchisce di elementi pregiati, viadotti altissimi tipo il Sente Longo, di note stonate tipo la Salerno-Reggio, la realtà autostradale più difficile d’Italia tra ritardi nei lavori e infiltrazioni criminali nell’assegnazione degli appalti.
Negli anni l’Anas cambia forma societaria, da ente pubblico diventa società per azioni, fino all’ingresso in Ferrovie dello Stato nel 2017. È un’operazione chiave, porta le strade sotto il controllo del gigante dei treni, dà il via a una sinergia strategica fra la rete ferroviaria e la rete stradale.