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Commissari di pista nei weekend dei Gran Premi: a Baku l’ultima frontiera del team building

venerdì 4 maggio 2018 · Dal paddock
tempo di lettura: 2 minuti

Si chiama team building, è una delle ultime frontiere della gestione delle risorse umane, rappresenta il complesso delle attività che un’azienda organizza per insegnare ai dipendenti come fare squadra, in contesti diversi che vanno dallo sport ordinario alla caccia al tesoro.

Il diario di Joe Saward svela che tra i commissari di Baku presta abitualmente servizio anche gente che di professione fa tutt’altro. E che nel weekend della corsa si ritrova dietro alle barriere.

È un’idea che nasce nel 2016, all’epoca Baku cerca commissari per il debutto nel mondiale, pensa a un’attività part time per gli studenti universitari che comunque non sono una garanzia nel lungo termine perché entro qualche anno possono emigrare per andare a lavorare all’estero. Di qui la trovata, di passare la palla alle aziende, offrire un campo a cui nessuno ancora ha pensato per team game e team experience.

Come pratica è consolidata, ci sono delle società che hanno in gestione interi settori della pista di Baku e ci collocano i propri uomini che si formano preliminarmente al Gran Premio del Bahrain.

Nessuno scandalo, il commissario amateur è una realtà globalizzata nei paesi senza tradizione motoristica che in un modo o nell’altro cercano manodopera per i Gran Premi. La differenza sta nel fatto che a Baku si corre una volta all’anno, altrove magari gli eventi sono più frequenti per cui automaticamente si fa più pratica. E non ci vogliono dieci giri a spostare una macchina e pulire i detriti.