Perché le macchine di Formula 1 hanno paura del vento
mercoledì 2 maggio 2018 · Tecnica
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La chiamano la città del vento. Non sono i record della bora, ma per Baku le previsioni davano raffiche anche fino a 50 chilometri orari per il weekend del Gran Premio di Azerbaigian. E a leggere certe testate sembrava che la Formula 1 andasse verso un pericolo di proporzioni bibliche.
Piccola grande scusa, questa del vento, che piloti e uffici stampa ripescano all’occorrenza, è comoda perché spiega tutto senza dire niente. E spesso copre magagne più serie. C’è un caso celebre, quello dell’incidente di Alonso ai test di Barcellona nel 2015, la McLaren tira in ballo il vento e non convince nessuno, Alonso in persona un mese dopo smentisce squadra e stampa.
Alla fine in Azerbaigian l’unico a pagare sembra sia stato Verstappen per l’incidente delle libere. Anche se Hamilton citava il vento per giustificare lo svarione nell’inseguimento a Vettel.
Ad ogni modo, l’insidia non s’è sentita più di tanto. Del resto, la pista è un labirinto tra palazzi e barriere che in qualche modo rompono il soffio del vento. Ricciardo al solito la buttava sul ridere:
You definitely feel it, the helmet is moving around. But it makes it fun. It’s bumpy, it’s cool. I’m going to eat lots tonight to make sure I don’t blow away in the wind as it looks like it’s going to be pretty crazy out there!
Resta il fatto che una macchina di Formula 1 per quanto iper tecnologica e sofisticata effettivamente in certe condizioni risente del vento. Che prima di tutto sposta il punto di frenata. E abbatte la deportanza, soprattutto con l’aerodinamica di ultima generazione. Lo segnalava Bottas dopo i test invernali del 2017:
I think the wind does make a bigger effect now because the overall downforce, aero-wise, produced is bigger. And if you get a gust of wind, you lose a bigger amount of downforce than you would normally. So that makes it a bit more tricky.