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Fortuna, ma non solo: il capolavoro di strategia e reattività che premia la Ferrari in Australia
domenica 25 marzo 2018 · Gran Premi
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È una nuova Ferrari, che vince a Melbourne d’astuzia e spregiudicatezza, riscopre certe armi che hanno fatto ruggine. C’è tanta fortuna nel guizzo vincente di Vettel che sbeffeggia Hamilton sotto virtual safety car, la botta di culo comunque non racconta tutta la storia perché il muretto l’operazione la pianifica scientificamente e Vettel mette la pennellata vincente al capolavoro.
Il prologo: Hamilton è in testa, fa il primo pit stop e mette le morbide, sostanzialmente marca Raikkonen che s’è appena fermato. In quel momento la corsa ancora sta scivolando su un binario che non promette show.
La Ferrari invece decide di giocarsi la carta della strategia sdoppiata. Anche perché Bottas per l’incidente delle qualifiche è intruppato a metà gruppo e non costituisce una minaccia. Per cui Vettel resta fuori e passa al comando, l’idea del muretto è di allungare il primo stint per accorciare l’ultimo in modo da andare all’attacco su supersoft.
Succede che l’Haas pasticcia i pit stop, i dadi delle ruote non si stringono, Magnussen e Grosjean devono parcheggiare appena rientrano in pista, la direzione gara attiva la virtual safety car. Che già di per sé rappresenta un fattore di disturbo, lo dicono i precedenti: per farla semplice, il regime di velocità limitata si applica simultaneamente su tutta la pista, ma chi lo becca sul dritto è più penalizzato rispetto a chi lo becca in curva.
Qua la Ferrari ha l’intuizione vincente: anticipare la sosta. Vettel da parte sua stringe comunque tutte le traiettorie, cerca di tenersi quel tanto di margine che può fare la differenza. Non solo, il paradosso è che lui in corsia di decelerazione in pit lane può spingere più di chi sta in pista ed è soggetto al delta sulla velocità.
È il momento chiave, anche perché la Ferrari in tempo reale – e con la reattività dei tempi di Brawn – cambia il treno di gomme per l’ultimo stint, va sulle morbide che ha già Hamilton, perché il gap ormai è già chiuso e mettere le supersoft è un rischio che non ha più senso.
Il gioco è fatto, Vettel dai box esce d’un soffio davanti a Hamilton. Che si attacca alla radio per capire che è successo. Ha toppato il software al muretto, il team lo scopre a motori spenti. Ma teoricamente in quel momento una chance la Mercedes ancora ce l’ha, il bottone magico che in qualifica ha regalato 6 decimi nel segmento decisivo.
Però il coniglio dal cilindro stavolta non esce, Hamilton perde terreno, arriva lungo mentre impazzisce coi settaggi. Vettel respira. E vince.