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Insospettabile e micidiale, così la Finlandia s’è fatta una storia (anche) in Formula 1
giovedì 7 dicembre 2017 · Amarcord
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La terra dei mille laghi senza telefoni a pagamento, il paese del buio e dell’heavy metal, la Finlandia celebra cent’anni dall’indipendenza dalla Russia, l’occasione è ghiotta per andare a scoprire che nelle statistiche della Formula 1 la patria di Babbo Natale – per quanto piccola e insospettabile – difende una posizione di tutto rispetto.
I numeri. Quinta per numero di vittorie, quinta per numero di pole position, quarta per numero di punti. Con quattro titoli mondiali. E ha gareggiato solo con otto piloti.
Gli alfieri. Sono Bottas, Hakkinen, Kinnunen, Kovalainen, Lehto, Raikkonen, Rosberg padre e Salo. Ma c’è traccia di un nono soggetto, una comparsa in effetti: nel 1977 Michael Mikko Kozarowitsky è iscritto cinque volte con Ram Racing, non si qualifica oppure non prende mai il via, per cui i numeri ufficiali lo disconoscono.
Il non finlandese. È risaputo, ma ribadirlo non guasta: nei numeri della Finlandia non vanno conteggiati i risultati di Nico Rosberg che ha doppia cittadinanza – finlandese e tedesca – ma da sempre gareggia per la Germania, la nazione di mamma Sina. E il finlandese non lo parla nemmeno…
La prima vittoria. Al Gran Premio di Svizzera del 1982, anche se la gara si tiene fuori dal territorio nazionale, a Digione per effetto del divieto di competizioni motoristiche che il governo elvetico ha introdotto nel 1955 a seguito del disastro di Le Mans. Keke Rosberg passa Prost al penultimo giro, conquista l’unica vittoria nell’anno in cui viaggia verso il titolo: “Volevano fermare la corsa in anticipo. Il nostro team manager ha dovuto bloccare l’uomo con la bandiera a scacchi”. Secondo altre fonti invece è la Williams che fa esporre bandiera un giro oltre il dovuto così che Rosberg possa coronare la rimonta.
Il primo titolo. Con Rosberg, appunto. Anticonformista, fumatore incallito, “un calcolatore, come una slot machine”, lo definisce Louis Stanley. Il papà voleva farne un dentista. Gli fa onore la lotta indefessa che per tutto l’anno conduce con il motore aspirato contro la maggioranza degli avversari che invece usano il turbo. Ma approfitta anche di una concomitanza incredibile di episodi favorevoli. E funesti, come i drammi di Villeneuve e Pironi.
L’ultimo titolo. Con Raikkonen nell’anno della spy-story. La Ferrari a Interlagos fa un gioco di squadra discreto ma indubbio: Massa gira lento quando Raikkonen è nei box, gli concede il margine per rientrare in testa, praticamente gli regala i punti per vincere il campionato. Ma prima dell’ufficialità il risultato resta sub iudice per un mese, non è a norma la temperatura della benzina di Williams e Bmw.
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