La storia di Archie Scott Brawn, il ragazzo deforme che in Formula 1 aveva sbalordito Fangio
sabato 14 ottobre 2017 · Amarcord
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Una sola partenza, solo 16 giri e quindi nessun punto. Archie Scott Brawn nelle statistiche dei Gran Premi non lascia il segno, ma altrove si fa un nome. E sotto il profilo umano scrive una pagina di storia esemplare.
Lo spunto a riscoprirla lo dà Bernie Ecclestone, cita questo ragazzo testardo e coriaceo a proposito del probabile, possibile, ritorno di Kubica in Formula 1:
In terms of his physical conditions, years and years ago, when I had a race team, we had a guy called Archie Scott-Brown who drove for us. He was bloody quick and he was in a worse position than Kubica, much worse, and he managed to be very successful and blood quick.
Scott Brawn nasce a Paisley nel 1927, viene al mondo con gravi malformazioni agli arti a seguito della malattia della mamma: la mobilità delle gambe è seriamente compromessa, la mano destra è ridotta a un moncherino. Sono limitazioni permanenti, malgrado una lunga serie di interventi. Ma non gli impediscono di tenere il volante e gestire i pedali.
Insomma è nel mondo dell’automobilismo che trova una collocazione questo ragazzo a cui la sorte non ha sorriso, che in altezza non supera il metro e mezzo, che impara a guidare prima ancora di camminare: “Deforme – scrive di lui Motorsport Magazine – non handicappato, né disabile”.
In pista è un diavolo, comincia dai roadster, vince regolarmente, ma non può correre dovunque perché la sua licenza gara per gara è soggetta all’approvazione degli organizzatori. La fama gli viene soprattutto con l’esperienza nel team di Brain Lister, dopodiché la Connaught, dove Ecclestone ha le mani in pasta, lo porta in Formula 1 a Silverstone nel 1956. Archie non vede il traguardo, ma Fangio – che quella gara la vince – alla fine annota: “Vidi un pilota fenomenale, con un controllo sbalorditivo della macchina”.
La carriera nei Gran Premi finisce là, a Monza per motivi di sicurezza non gli viene riconosciuta la licenza. Ma le altre categorie e le corse non iridate gli portano un bottino di 70 vittorie di cui 15 sul palcoscenico internazionale e altri 40 podi.
L’ultima apparizione in pista è del 1958, sulle sport a Spa Francorchamps. In lotta con Masten Gregory si shianta alla Clubhouse contro un segnale stradale che Paul Frere ha chiesto invano di rimuovere. La macchina capotta e prende fuoco, Archie non ha scampo, da una settimana appena ha compiuto 31 anni. Non tutte le storie hanno il lieto fine.