Quei soldi della Fia (e della Formula 1) in Sudan
giovedì 28 settembre 2017 · Politica
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C’è un piano di finanziamento della Fia a sostegno delle Autorità Sportive Nazionali, nasce per volontà di Jean Todt, l’obiettivo è “mettere in piedi – parole dal sito della Federazione – una politica di sviluppo ambiziosa in maniera del tutto simile a quanto già fanno altre federazioni sportive internazionali”.
I soldi che vengono distribuiti arrivano dai proventi del Patto della Concordia, quell’intesa triangolare che regola i rapporti tra la Fia, le squadre di Formula 1 e la società che detiene i diritti commerciali del circo, Liberty Media dall’anno scorso. Insomma sono a tutti gli effetti i soldi della Formula 1.
Il fine è dei più nobili, quindi teoricamente nessuna obiezione. Se non fosse che a beneficiare degli stanziamenti sono anche quelle nazioni dove persistono conflitti e repressioni. Tipo Zimbabwe, Sudan, Burundi, Rwanda, Iran e Siria, in base a quanto fanno sapere le organizzazioni non governative in Inghilterra.
A Londra è registrata la Formula 1 come società, per cui è alla politica inglese che si rivolge la lettera di denuncia di Waging Peace, l’organizzazione che si batte per i diritti sociali in Sudan. Lettera di cui dà notizia il Daily Express e che pitpass.com ha divulgato online.
Il timore è che “c’è un’alta probabilità che i soldi siano finiti nelle mani sbagliate“. Ovvero, anche se non foraggiano direttamente crimini e regimi, in qualche modo i finanziamenti della Fia un favore lo fanno, nel senso che attraverso lo sport dell’auto contribuiscono a quell’immagine florida che la dittatura cerca per nascondere barbarie e oppressioni. Com’è sempre stato, dai tempi del Gran Premio di Cuba.
È un tema caldissimo, la Fia assicura che “tutti gli stanziamenti sono soggetti a rigorosa valutazione interna”. A questo proposito, sotto pressione la Fia già nel 2014 ha tirato in ballo Deloitte – una delle maggiori società di servizi finanziari per le imprese, la stessa che aveva convocato nel 2009 per testare la solidità delle proposte d’esordio dei nuovi team – affinché facesse una valutazione imparziale e stilasse un prontuario di raccomandazioni a beneficio di un processo di assegnazione dei fondi che fosse trasparente e soprattutto eticamente proficuo.
Dal rapporto, segnala Forbes, emerge che effettivamente “la minaccia di corruzione s’è ridotta” a seguito delle misure precauzionali che la Fia ha votato nel 2016. Tuttavia, “persiste un rischio residuo“. Che la Fia è chiamata a neutralizzare, se non altro per una questione d’immagine.