Caro amico ti scrivo: dalle false scuse di Senna per il 1989, alla lettera di Vettel per Baku
martedì 4 luglio 2017 · Amarcord
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A due ore dalla scadenza dell’ultimatum, quando già circola l’elenco degli iscritti al mondiale, McLaren e Honda il 15 febbraio del 1990 fanno recapitare alla Fisa la lettera di scuse in cui Senna chiede di recuperare la superlicenza dopo la sfuriata con Balestre per l’epilogo del campionato del 1989 a Suzuka:
Ho ascoltato dichiarazioni e testimonianze, le ritengo sufficienti per riconoscere che il presidente non ha influenzato le decisioni sui risultati del mondiale. Cordialmente.
La firma è contraffatta, non somiglia neanche lontanamente a quella di Ayrton che a ritrattare e pentirsi non ci pensa nemmeno.
Artificiale e cerimoniosa è pure la lettera che cava d’impaccio Sebastian Vettel dalla sportellata di Baku. Scuse scritte come ha preteso Jean Todt per chiudere la questione, una decina di righe di commedia in contrasto netto e deciso con la professione d’innocenza delle prime interviste e la solita petulanza da schiaffi dei commenti alla radio. Il testo per quello che conta:
Concerning the incidents of Baku I’d like to explain myself. During the restart lap, I got surprised by Lewis and ran into the back of his car. With hindsight, I don’t believe he had any bad intentions.
In the heat of the action I then overreacted, and therefore I want to apologise to Lewis directly, as well as to all the people who were watching the race. I realise that I was not setting a good example. I had no intention at anytime to put Lewis in danger, but I understand that I caused a dangerous situation.
Therefore, I would like to apologise to the FIA. I accept and respect the decisions that were taken at today’s meeting in Paris, as well as the penalty imposed by the stewards in Baku. I love this sport and I am determined to represent it in a way that can be an example for future generations.