Baku, teste calde in pista: cos’è successo tra Hamilton e Vettel. E la colpa di chi è?
domenica 25 giugno 2017 · Gran Premi
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Sette titoli mondiali in due, eppure riescono a scontrarsi sotto safety car: uno guida da tassista come se corresse da solo, quell’altro si fa salire il sangue alla testa, reagisce e si fa scappare l’equivalente automobilistico della testata di Zidane, la risposta a una provocazione insomma.
Il fattaccio è alla curva 16, Hamilton via radio si lamenta della safety car che secondo lui va troppo piano, esce lentissimo, Vettel lo tampona, per fortuna di entrambi non fa danni. Dice Lewis:
Like all the other restarts, I slowed down in the same spot. He was obviously sleeping and drove into the back of me.
Ora, da un lato è vero quello che ribadisce Lauda, che dietro la safety car chi è in testa detta il ritmo. Ma è vero pure che dietro arriva un gruppo che scalpita e tu lo devi considerare. Era colpevole Schumacher a Monte Carlo nel 2004 quando per scaldare le gomme si fece inculare da Montoya, non è pulitissimo Hamilton nella condotta di Baku. Del resto, non è nemmeno nuovo a certe inchiodate dietro alla safety car, fu indagato – e prosciolto – nel 2007 per il caso del Fuji.
L’altra parte della storia è il fallo di reazione di Vettel, immediato, la vaccata sconsiderata della ruotata, di quelle che faceva Maldonado – due volte, Spa 2011 in qualifica e Monte Carlo 2012 in prova. Hamilton la vede così:
Vettel literally just came alongside and hit me. It definitely sets a precedent, I think, within Formula 1 and it also does for all the young kids that are watching us. They’ve seen today how a four-time champion behaves. I think he disgraced himself today.
Testa calda, Vettel. Prima del via SkySport con un algoritmo tutto da capire calcolava il “rendimento sotto pressione”, gli dava 9 su 10. Altroché. Alla fine Seb coi giornalisti glissa sulla reazione, non ammette l’intenzionalità, la lascia intendere comunque. E sposta il dibattito su Hamilton, sostiene che gli ha frenato in faccia:
We’re all grown-ups, we’re men. Emotions are running high in the car. We want to race wheel to wheel, but not when it’s the restart. I think if I get a penalty then we should both get a penalty.
Già, le penalità. La Fia con Hamilton non prende provvedimenti, con lui sì invece: per “guida pericolosa”, per la porcata della sportellata s’intende, stop-and-go di 10 secondi e 3 punti sulla superlicenza. Tra parentesi: altri 3 e Vettel arriva a 12, dopodiché da regolamento scatta la sospensione, una gara di squalifica. E poteva andare pure peggio, la guida pericolosa è passibile anche di bandiera nera. Tant’è che a Monte Carlo quella volta con Maldonado si parlava di escluderlo.
Per cui a tirare le somme Baku è un mezzo trionfo per la Ferrari: rischiava il cappotto il cavallino per come s’era messa dopo le qualifiche, invece Vettel nella corsa all’iride guadagna addirittura altri 2 punti su Hamilton. Tutta manna. Ma la gara senza lo stop-and-go la vinceva lui. E serva da lezione a uno che una mattata ogni tanto trova sempre il modo di spararla.