Quella maledizione dell’Honda che insegue (e condanna) Alonso fino a Indianapolis
lunedì 29 maggio 2017 · Fuori tema
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Alla fine il latte del vincitore se l’è bevuto Sato. Per Alonso un sorso simbolico, in conferenza stampa per ringraziare i giornalisti: “Mi avete seguito per tanti giorni”. Un mese e mezzo praticamente, perché il racconto comincia il 12 aprile, la McLaren annuncia la campagna per Indy, mette in moto un meccanismo mediatico che in Europa risveglia l’interesse per una competizione scintillante.
È finita che in qualche modo chissà come e chissà perché l’America s’è innamorata di Alonso. Al punto che Gregg Doyel sull’Indystar oggi scrive:
Fernando Alonso won everything but the race.
Mette in pista una capacità di adattamento estrema Matador, guida come se fosse un esperto di ovali, si qualifica quinto, sorpassa, insegue, rimonta, si porta al comando per 27 giri: “Un’esperienza bellissima, da subito. Una delle migliori della carriera”.
C’è un fantasma che l’insegue da tre anni come un’ombra e lo condanna in Formula 1, una maledizione che evidentemente travalica i confini di categoria. Insomma l’Honda gli sega le gambe a 22 giri dalla fine mentre è settimo: “Ho sentito il rumore, l’attrito che fa il motore prima di rompersi. E poi ho visto il fumo dagli scarichi. Credo meritassi almeno di arrivare al traguardo, per vedere come sarebbe andata”.
Un motore già l’aveva cambiato prima della qualifica. In extremis. Il destino alla fine trova sempre il modo di raggiungerti. Mario Andretti dalla pit lane a caldo già twitta:
So so sorry Fernando. You put on an incredible show this month, both in the car and out. Very impressive. Come back again.
Come back again, tornare, chissà. La Fia sta valutando un calendario strategico per evitare le sovrapposizioni con gli eventi motoristici principali. Può darsi sia possibile un’altra 500 Miglia anche senza saltare Monte Carlo. Sempre che Alonso resti con la McLaren, altrimenti in America deve trovarsi un altro aggancio.