Quando la Formula 1 si punge con Twitter: gaffe e sviste di squadre e piloti in 140 caratteri
mercoledì 1 febbraio 2017 · Media
tempo di lettura: 2 minuti
Santander su Twitter s’è liberamente arrogata l’incarico di svelare il nome della nuova Ferrari: SF17-JB, dove JB sta per Jules Bianchi. O starebbe. Perché la Ferrari nega. Fuga di notizie o bufala incauta, il dubbio per il momento resta. Fatto sta che Twitter a certi livelli si conferma uno strumento delicato col quale la Formula 1 già ha collezionato diverse gaffe.
Neel Jani, la Red Bull e quel test a Idiada
Nel 2011 Neel Jani fa cenno a delle prove con la Red Bull a Idiada, parla di dolori al collo per “curve ad alta velocità”, mentre da regolamento avrebbe dovuto provare sul dritto. Interviene il team, assicura che la procedura è rimasta nei limiti delle norme, dice che quell’account non viene aggiornato direttamente dal pilota. Il tweet comunque a scanso di polemiche scompare.
L’ala della discordia
Button si qualifica in pole al al Gran Premio del Belgio nel 2012, Hamilton invece è settimo e si sfoga su Twitter, scrive che l’assetto con l’ala nuova l’ha penalizzato. Poi cancella tutto. Nel comunicato ufficiale è più pacato: “La scelta è sbagliata, ma la decisione l’abbiamo presa insieme come squadra”.
Unfollow
Sempre Hamilton e sempre nel 2012, in Giappone come un bimbominkia twitta: “Mi sono appena accorto che Button non è più un mio follower. È una vergogna, dopo tre anni da compagni di squadra”. Deve fare dietrofront e scusarsi: “Ho scoperto che Jenson non è mai stato un mio follower. Devo essere più presente su Twitter”. Comico.
L’amore omo
All’apertura delle Olimpiadi a Sochi, nella Russia che osteggia e condanna i rapporti omosessuali, la Lotus twitta un bacio gay che dura lo spazio di pochi minuti: è un’iniziativa che si scontra con il codice degli sponsor, fa imbestialire i nuovi finanziatori. Russi.
Il tappeto in Austria
Antonio Felix da Costa a marzo del 2014 scrive su Twitter di trovarsi in Austria “per una gita di cinque giorni”. Più avanti si mormora di un collaudo segreto, in Austria, “di una squadra collegata a Renault”. Toro Rosso, evidentemente. Si tratta di un test su un tappeto rotante anziché in pista. Ma il fatto strano è che a bordo ci fosse un pilota…
Fiducia
In Belgio nel 2015, negli attimi tra la fine della seconda qualifica e l’inizio della terza, l’ufficio stampa della Ferrari si porta avanti col lavoro, prepara il tweet dei risultati finali. Sul profilo ufficiale del Cavallino esce la nota che cita i guai di Iceman e annuncia Vettel che “parte in P3 domani”. È una profezia incauta e funesta: Seb chiude nono.