Qualcuno sta cercando di vendere una foto di Schumacher dopo l’incidente
giovedì 29 dicembre 2016 · Media
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Avido, sfrontato, nel 2013 all’ospedale di Grenoble uno dei giornalisti s’era vestito da prete, era salito al quinto piano, aveva cercato d’intrufolarsi nella stanza di Schumacher per rubare informazioni. E forse scattare delle foto. Sono gli avvoltoi del terzo millennio.
Ce n’è un altro che oggi, a tre anni dall’incidente di Meribel, sta scrivendo alle maggiori testate, chiede un milione di sterline per consegnare una foto di Michael.
Non è chiaro come l’abbia avuta, la stampa inglese riferisce che dovrebbe risalire al periodo della riabilitazione, quindi a Ginevra. In casa. Può essere un bluff, ad ogni modo la famiglia per cautelarsi ha già lanciato un’indagine. Mentre Sabine Kehm ribadisce l’esigenza del silenzio per preservare una sfera che deve rimanere privata:
Michael’s health is not a public issue, and so we will continue to make no comment in that regard. We have to protect his intimate sphere. Legally seen and in the longer term, every statement related to his health would diminish the extent of his intimate sphere.
L’anno scorso Corinna ha stravinto una battaglia legale contro i tabloid per una serie di informazioni che i giudici hanno ritenuto “lesive della dignità” e che pure in Italia il web aveva rilanciato per fare incetta di click. Ma qui si parla di un’invadenza senza precedenti, di quella spasmodica ricerca dello scoop che avvelena soprattutto la rete.
La foto, ammesso che esista, ancora non l’ha comprata nessuno. Probabilmente regge quel limite di pudore e rispetto dove il giornalismo, anche il più sfacciato, per forza di cose ferma.
Angelo Orsi a Imola nel 1994 era l’unico fotografo al Tamburello, piazzò una lunga serie di scatti, la macchina, il casco, il viso di Ayrton. Fece una promessa: “Quelle foto non usciranno mai da un cassetto”. E mai sono uscite.