Abu Dhabi, quella trappola di Hamilton che indispettisce il vertice della Mercedes
lunedì 28 novembre 2016 · Gran Premi
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Graffia Sebastian Vettel: “Deve aver avuto qualche problema Hamilton, altrimenti non si spiega perché andasse tanto piano”. Ride sotto i baffi, tanto il gioco l’hanno capito tutti. Sempre Vettel: “Un gioco non tanto pulito”.
È un finale al cardiopalma quello del Gran Premio di Abu Dhabi, il mondiale negli ultimi dieci giri è appeso all’esito delle rimonte di Vettel e Verstappen che chiudono il gap su Rosberg mentre Hamilton lo spinge indietro per complicargli la vita ed esporlo ai sorpassi che possono rovesciare la classifica. Dice Wolff a Sky Sport:
I was in a bit of a schizophrenic situation. There’s the control freak, team leader, that has a rulebook and everyone has to obey it. Then there’s the racer in me and I was questioning what I would have done. Hamilton had two situations. One, disappear into the distance and show he’s the best racing driver and it could have been his season. Or he could back Rosberg up, and that’s what he decided to do. I’m a little bit in two minds.
Non c’è nella condotta di Hamilton una scorrettezza propriamente detta. Cioè, nessuna frenata a tradimento, nessun cambio di direzione, nessun’infrazione del regolamento. È fermo Lewis:
I don’t think I did anything dangerous, I don’t think I did anything unfair. We were fighting for the championship, I was in the lead so I control the pace. That is the rules.
Fatto sta che dal punto di vista etico quella tattica alla Mercedes non è piaciuta per niente. Primo, perché Wolff alla vigilia pretendeva correttezza e fair play: “Li abbiamo fatti sempre combattere liberamente, sanno cosa vuol dire per noi essere sportivi”. Secondo, perché con quel rallentamento inconsulto il team seriamente rischiava di rimetterci la vittoria a favore di Vettel. Spiega Wolff:
We would not interfere, as long as we can guarantee the race win. And there was a situation here where we calculated we would lose the race, because Lewis was getting slower and slower. This was where we decided to intervene, he decided to ignore it.
Di qui gli interventi via radio, prima da parte degli ingegneri del muretto, poi direttamente da Paddy Lowe. Che gli dice: “Lewis, è un ordine”. La replica è stizzita: “Sto perdendo il mondiale, se perdo la gara non cambia tanto”. Lowe ad ogni modo dopo la corsa schiva la polemica:
I don’t wanna comment too much on the subject, because we weren’t driving the car. Who knows what the real pace is of a car when you’re not driving it. It did present some challenges. In the end, Lewis and Nico are out there racing.
Wolff invece lascia intendere che un chiarimento è dovuto, “perché può essere un precedente per il futuro”. Soprattutto adesso che in squadra i campioni del mondo sono due.
Rosberg il sorpasso su Hamilton non lo cerca mai, lascia che giochi al gatto col topo. Alla fine il mondiale lo conquista con quell’intelligenza che ne ha fatto un campione pensante. Nervi saldi malgrado le provocazioni. Non a caso, Alonso domenica sera rimarcava: “Nico merita il titolo per la costanza e per la capacità di restare calmo sotto pressione“. Una specie di morale della favola.