Parco chiuso e gomme imperfette: perché la Fia sceglie la cautela in caso di pioggia
martedì 26 luglio 2016 · Dal paddock
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Una massa variopinta per fede sportiva e sensibilità, il pubblico della Formula 1 è spaccato in fronde e fronde, compiacerli tutti non è fattibile. Il polso della situazione lo dà una scorsa dei tweet di sabato pomeriggio: la Fia rinviava le qualifiche per pioggia e scontentava quelli che volevano l’azione, ha dato il via quando ancora c’era il nubifragio e ha scontentato gli altri perché il confronto era falsato.
Il dibattito sull’approccio della Fia in caso di forte pioggia s’è inasprito a Budapest, ma di fatto si trascina da Silverstone dove Whiting ha imposto la partenza dietro la safety car. Come anche a Montecarlo, del resto.
Troppa cautela e troppa prudenza: “La Fia è attenta dopo l’incidente di Bianchi”, annotava Carlo Vanzini di Sky. La verità è che la situazione è più complessa di come la descrive certa stampa, tant’è che questa delle partenze con safety car è una piaga da almeno cinque anni. E Whiting nel 2011 già spiegava:
Lo so che se andiamo indietro di 25 anni troviamo anche condizioni peggiori, ma io credo che oggi ci dobbiamo comportare diversamente rispetto a quello che si faceva allora.
I nodi sono diversi. Prima di tutto nelle regole: oggi la Formula 1 in circostanze estreme è vittima del parco chiuso che impedisce la modifica degli assetti tra qualifiche e gara. Per cui se sabato c’è il sole e domenica il cielo si squarcia, le macchine non si possono toccare e la safety car diventa un obbligo.
Vale anche all’inverso. Cioè: se piove di sabato quando il meteo dà sole per la gara – come a Budepest, appunto – la Fia logicamente dà per scontato che i team sono già orientati sugli assetti da asciutto e aspetta la schiarita per autorizzare la qualifica. Lo diceva anche Luigi Mazzola a F1WEB.it nel 2013: il parco chiuso non ha più senso.
In più c’è una questione di gomme che nessuno ancora ha sviscerato a dovere. Vettel lo spiegava a Silverstone: il Cinturato Pirelli, la gomma da bagnato estremo, non convince i piloti che allora ci vanno cauti. E forse non convince nemmeno la Fia che percepisce il malcontento e non li espone a rischi.
“C’è una gara – raccontava Vettel – che ho bene impressa nella mente, quella in Cina nel 2009, pioveva da matti e non avemmo problemi. Le gomme che abbiamo adesso non sono buone, sono state già criticate altre volte e non sono cambiate. Per cui non cambiano nemmeno le critiche”.