Budapest, la qualifica infinita con l’inchiesta su Rosberg. Che alla fine conserva la pole
sabato 23 luglio 2016 · Gran Premi
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Frammentata, bagnata, eterna. È snervante la qualifica di Budapest, dura due ore per pioggia, interruzioni varie e bandiere rosse. E si prolunga ulteriormente per il giallo finale su Rosberg che alle 19:45 deve riferire in direzione corsa sull’episodio che per tutto il pomeriggio ha agitato il paddock.
La Fia a caldo non s’era espressa, nemmeno aveva aperto il caso. Horner comunque attraverso i giornalisti come d’abitudine, senza inoltrare un richiamo formale, portava un fatto all’attenzione della giuria: “Mi piacerebbe che venga fatto un controllo su quel settore viola che ha segnato Nico nel secondo intermedio”. Ovvero in regime di bandiera gialla.
Rosberg in Q3 arriva dove c’è Alonso in testacoda, passa effettivamente sotto una postazione dei commissari dove sventolano due bandiere gialle. Alza il piede, lo testimoniano le immagini del camera car, al rilevamento però fissa il record del segmento centrale.
Non è sufficiente per sostenere una mozione di squalifica: l’analisi dell’incidente di Bianchi ha insegnato che ai fini dei controlli sulla velocità non contano i tre settori canonici della pista, ma ne esistono venti, più corti, che permettono una misura più rappresentativa.
Insomma Rosberg frena alla curva 8, “significativamente come risulta dalla telemetria” scrive la Fia, e si rimette a spingere da là in poi, trova quelli che il giro l’hanno perso perché per loro il regime di doppia gialla è durato di più, li passa e recupera alla grande grazie al fatto che la pista si sta asciugando. Punto.
Hamilton con la stampa di casa lanciava un sasso nello stagno: “Rosberg più di un decimo non ha perso. La regola dice che con le doppie gialle devi andare così piano da essere pronto a fermarti”. Ma concedeva: “Lui ha trovato uno scenario diverso, Fernando era rientrato”.
Alla fine la Mercedes salva una prima fila che stava sfuggendo per mano di Ricciardo. Tant’è che Wolff ammette: “Sono sollevato, la Red Bull ci poteva fregare”. Anche perché in Q2 Hamilton resta dentro d’un soffio. Per non contare che in Q1 per un attimo, quando la sessione era ferma per pioggia, la classifica escludeva sia lui che Rosberg.