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Omaggio a Nino Farina: 50 anni fa moriva il primo campione del mondo della storia

giovedì 30 giugno 2016 · Amarcord
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Cavaliere del rischio, aggressivo, anche imprevedibile in certe azioni di gara. Di se stesso aveva scritto: “La mia prima gara finì con un incidente. Che fissava l’andamento che accompagnerà tutta la mia carriera”.

Nino Farina all’epoca dell’affermazione è uno dei più amati e seguiti. Il precursore della guida a braccia distese. Nasce in una famiglia di carrozzieri; lo zio è il Pinin che fonda Pininfarina. Si laurea in legge e non esercita. È forte nel calcio e nello sci. Da pilota, raggiunge la fama negli anni Trenta, ancora prima dell’istituzione del campionato del mondo di Formula 1. Vince nel 1940 il Gran Premio di Libia a Tripoli, poi la Seconda Guerra Mondiale gli impone lo stop, lo chiama al fronte e di fatto ne sospende l’ascesa.

Quando si riaprono le competizioni fa suo il trofeo di Montecarlo del 1948, si guadagna il biglietto d’accesso al mondiale che sta per nascere.

È lui il primo iridato della categoria, vince il titolo nel 1950 con l’Alfa per 3 punti su Fangio. Lui anche il primo vincitore di Gran Premio: nel giorno in cui sboccia la Formula 1 a Silverstone conduce la tripletta dell’Alfa Romeo, realizza l’hat-trick e sfiora anche il grand chelem. Che gli sfugge per quei 7 giri in cui al comando transitano Fangio e Fagioli.

Nel 1952 passa alla Ferrari, è vicecampione, entra in lenta fase calante, sulla rossa si aggiudica solo un Gran Premio, in Germania nel 1953. Praticamente soccombe all’orgoglio di Ascari, è emblematico l’episodio di Bremgarten: la squadra chiede cautela per preservare la tripletta che lo vede in testa, invece Ascari l’attacca e lo passa.

L’ultima partecipazione è del 1955, a Monza, per la Ferrari ma sulla Lancia. Nelle prove si schianta alla nuova soprelevata e per precauzione non prende il via.

Muore nel 1966, il 30 giugno nei pressi di Chambery, poco lontano da Grenoble, mentre sta andando da Torino al Gran Premio di Francia a Reims con la Ford Cortina Lotus.

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