Più lenta. O più veloce. La Formula 1 ibrida a seconda dei punti di (s)vista

mercoledì 15 giugno 2016 · Tecnica
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Si corre coi motori ibridi da due anni e mezzo, ma la percezione su potenzialità e valore tecnico della nuova Formula 1 ancora non è coerente. Nel paddock e nel popolo.

Per esempio: Luca di Montezemolo nell’ultima intervista alla Bbc ancora sostiene che le nuove macchine “sono troppo lente”. E aggiunge: “La Formula 1 dovrebbe restare uno sport estremo”.

È schierato col nuovo invece Toto Wolff. Da un lato perché la Mercedes sulla rivoluzione ibrida ha sbaragliato la concorrenza, dall’altro perché effettivamente lo sport s’è mosso nella direzione più logica per il futuro. Quella del risparmio energetico e della riduzione delle emissioni. Anche acustiche:

This is a hybrid engine, maybe the most powerful ever in a Formula 1 car and we’ve broken lap records from an era with huge 10 cylinder engines. Those cars are bloody fast, the fastest cars on the planet.

I numeri confermano che Hamilton con la pole position di Sakhir ha frantumato il record della pista che resisteva dal 2005, l’aveva fissato Webber sulla Williams a motore Bmw nelle prove libere. Tra l’altro, all’epoca le gomme venivano sviluppate in funzione delle richieste specifiche delle squadre, esattamente l’opposto di quanto fa Pirelli oggi.

Insomma l’ibrido a sei cilindri con recupero di energia consuma il 40% di benzina in meno e batte i motori V10. Con un margine certo di ulteriore aumento d’efficienza che ancora nessuno sa quantificare. Sapevatelo.

Hamilton, Mercedes, Montezemolo, Sakhir, T. Wolff, V6 turbo,