Vettel contro la stampa, la Gazzetta contro Vettel. Prostituzione intellettuale 2.0
martedì 14 giugno 2016 · Media
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Mourinho l’aveva chiamata prostituzione intellettuale, “una manipolazione da parte di un mondo che non è il mio”. Fu la replica infuocata alla stampa nel 2009, un monologo rovente di sette minuti per deplorare e demonizzare l’informazione.
Vettel a Montreal in qualche modo s’è riallacciato al tema, una specie di manipolazione l’ha intravista anche lui. E s’è scaricato su Luigi Perna della Gazzetta dello Sport in conferenza stampa domenica pomeriggio. La domanda di Perna:
During this weekend we’ve seen one of the closest gaps between Ferrari and Mercedes. Are you confident you feel you can be even closer to a win in the next race?
La risposta, piccata, di Seb. A sproposito:
First of all, I hope that you write exactly that tomorrow, that we were closer than ever. So, I think sometimes it’s a bit surreal. We are an Italian team. I think Ferrari stands for great passion and a lot of values in Italy and sometimes it seems like the Italian press is our biggest opponent. So, maybe you can write something nice, which would be a nice message for all the people in Maranello that are really working their arse off day in, day out to make a strong Ferrari car. I’ve never had a doubt.
Il passato invece dice il contrario. La stampa italiana più che “l’avversario maggiore” del cavallino storicamente è l’alleato migliore. Giusto due esempi. Il primo, senza andare troppo lontano: Sky in Canada mostrava la flessione delle appendici su Mercedes e Red Bull, glissava sulla Ferrari. Il secondo: Vettel quando è arrivato a Maranello ha trovato una fabbrica d’entusiasmo fanatico senza uguali e precedenti.
La Gazzetta per la sfuriata di domenica comunque s’è indignata. Umberto Zapelloni, lezioso, online acuisce inutilmente i toni di una polemica che già nasce stupida:
Vettel ha scoperto il colpevole. Se la Ferrari non ha ancora vinto una gara quest’anno la colpa è soltanto della stampa italiana, in particolare della Gazzetta.
Ma Vettel, per quanto bilioso, specificamente non ha mai accusato nessuno. Aveva ragione Alonso nel 2010: “Mediaticamente, con la Ferrari è tutto un po’ oltre i limiti. Ciò che succede, nel bene e nel male, diventa una montagna“. Quasi come con la Nazionale.