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Barcellona, perché tra Hamilton e Rosberg è “incidente di gara”. Ma Lauda sta con Nico
lunedì 16 maggio 2016 · Gran Premi
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E fu così che in Spagna la Formula 1 scoprì come possono essere i Gran Premi senza la Mercedes. Più belli e chiaramente falsi sotto il profilo tecnico e sportivo. Perché lo dice pure quel volpone di Marchionne: “Senza incidenti la Ferrari non ne sarebbe uscita così bene”. E ovviamente nemmeno la Red Bull.
Il pasticciaccio della curva 4 è il regalo alla concorrenza e allo show. “Inaccettabile”, dice Lauda: “Abbiamo perso 43 punti in 30 secondi”. Lui la doppietta la dava per scontata, a suo modo di vedere la responsabilità della frittata ce l’ha tutta Hamilton: “Perché è lui che attaccava. E quando attacchi ti prendi un rischio”.
Ma Lauda, come sostiene Toto Wolff, “è un pilota e quindi per lui ogni cosa è bianca o nera”. Invece il muretto stavolta vede grigio. Nel senso che le colpe vanno ripartite, a differenza dell’episodio di Spa nel 2014, la collisione in fondo al rettilineo del Kemmel, l’altra pietra miliare della faida. All’epoca tutto il vertice della stella d’argento accusava Rosberg, il team applicò “appropriate misure disciplinari”. Quali, non s’è mai saputo.
Dati alla mano, invece dietro l’episodio di Barcellona “si nascondono – sempre Wolff – una serie di cause concomitanti”. Innanzitutto il programma del motore: “Nico aveva un setting sbagliato, è arrivato con meno energia di Lewis”. Una differenza che s’è tradotta in circa 17 chilometri orari di velocità in meno. Tant’è che la luce posteriore era accesa come se la centralina fosse già sul lift-and-coast.
Dice Rosberg: “Il fatto che stessi cercando il programma sul volante è irrilevante. Sapevo benissimo dove fosse Lewis”. E in un’altra intervista aggiunge: “Negli specchietti ho visto che s’avvicinava, ho chiuso la porta, è stata una mossa aggressiva perché volevo che lui capisse che di là non c’era spazio. Mi sono sorpreso che lui ci sia andato lo stesso”.
Con la stessa azione Rosberg aveva respinto Hamilton e Alonso in Bahrain nel 2012. I commissari l’avevano assolto pure allora. Il regolamento a questo proposito dice che il cambio di traiettoria è concesso su tutta la larghezza della pista per difendere la posizione, a patto che la macchina che attacca non abbia “una porzione significativa” già affiancata alla macchina che subisce il sorpasso. E per “porzione significativa” si intende anche “una porzione dell’ala anteriore”.
Hamilton a Barcellona effettivamente l’ala l’aveva infilata, “ma la convergenza degli eventi – scrive la Fia nel rapporto – ha fatto sì che nessuno dei due fosse interamente o prevalentemente colpevole“. Esattamente come suggeriva Wolff.
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