Montoya, Trulli e tutti gli altri: ecco chi ha avuto il benservito prima di Kvyat

venerdì 13 maggio 2016 · Amarcord
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Non è il primo, non sarà nemmeno l’ultimo che perde il posto a stagione in corso. Prima di Kvyat la storia recente della Formula 1 conta una lunga serie di casi di benservito prematuro. Anche decisamente illustri. Escludendo ragioni economiche, squalifiche e infortuni, le storie di quelli che di punto in bianco si sono trovati senza il sedile sotto il culo.

2002, Alex Yoong, Minardi. Per le gare di Budapest e Spa, la Minardi fa debuttare Ant formichina Davidson, mette in panchina Yoong che non è entrato nel 107% della qualifica a Silverstone e Hockenheim. Però lo tiene impegnato nei test per fargli ritrovare confidenza, lo riporta in pista a Monza e poi se ne libera definitivamente a fine anno.

2003, Antonio Pizzonia, Jaguar. Prima del Gran Premio di Germania, il Giaguaro prende Wilson dalla Minardi e scarica Pizzonia che “non è riuscito a dimostrare il proprio potenziale nelle 11 gare a cui ha preso parte”. Per la cronaca: Pizzonia nel 2005 si gioca il posto in Williams contro Heidfeld, perde il confronto, da sempre sostiene che il team in quel test l’ha ostacolato. Resta un incompiuto.

2004, Cristiano da Matta, Toyota. In preda alla crisi di risultati, Toyota licenza tecnici e dirigenti. Cade anche Cristiano da Matta che dall’America era entrato nel circo per sfondare. A Budapest è rimpiazzato da Zonta, resta un soggetto smarrito, un protagonista mancato. Che svela: “Se evidenziavo le debolezze dell’auto, la gente restava sconvolta. Erano tutti emotivi e insicuri”.

2004, Jarno Trulli, Renault. Prima di Shanghai, Renault si sbarazza di Trulli e va a riesumare Jacques Villeneuve che non corre da un anno. Jarno esce quando ha già in tasca un contratto sicuro con la Toyota, comunque cede al martellamento psicologico a cui Briatore lo sottopone da Magny Cours, dove s’è fatto soffiare il podio da Barrichello all’ultima curva dell’ultimo giro.

2006, Yuji Ide, Super Aguri. Non se ne ricorda più nessuno, Ide resta uno dei meno incisivi che abbiano mai varcato la soglia del paddock. Corre anche voce che i piloti all’epoca avessero chiesto la visita fiscale per fargli controllare la vista. Fa solamente quattro gare con la Super Aguri, a Imola sperona e fa capottare la Spyker di Albers. La Fia gli ritira la superlicenza e il team si sposta su Franck Montagny.

2006, Juan Pablo Montoya, McLaren. Montoya firma con Ganassi per tornare in America nel 2007, volta le spalle alla Formula 1 e alla McLaren. Che lo viene a sapere dai giornali, si indispettisce e per ritorsione lo appieda con effetto immediato prima di Magny Cours. Pesano sulla separazione anche l’incidente con Raikkonen a Indianapolis, una settimana prima, e un testacoda con ritiro a Barcellona.

2006, Jacques Villeneuve, Bmw Sauber. Bmw eredita il contratto di Villeneuve dalla gestione della Sauber. Un peso. Il botto di Hockenheim nel Gran Premio di Germania dà il destro a Theissen per rompere il contratto e fare spazio a Kubica. Una carriera che finisce in modo inglorioso.

2007, Scott Speed, Toro Rosso. La prima vittima nel frullatore del programma giovani di Helmut Marko. Troppo incline agli incidenti, comunque non esattamente una ciofeca. Sta di fatto che da metà stagione in poi il suo volante va a Vettel. E Berger, che all’epoca è ancora comproprietario a Faenza, spietato rimarca: “Vettel è venuto subito in fabbrica a parlare coi meccanici. Con Speed una cosa del genere non sarebbe mai successa”.

2009, Sebastien Bourdais, Toro Rosso. Una star in Champ Car, una meteora in Formula 1. Per la sua storia ricorda parecchio da Matta. Dopo Budapest il team ne annuncia il licenziamento, lui fa causa, riesce a spillare a Mateschitz due milioni di dollari. E va a correre altrove. La Toro Rosso lancia Alguersuari.

2009, Luca Badoer, Ferrari. A Spa finisce la pazienza di Montezemolo che lo cassa dopo avergli affidato la Ferrari di Massa a seguito dell’incidente di Budapest. Badoer non la prende benissimo: “I media hanno le loro responsabilità. Però ho realizzato il mio sogno. Un giorno potrò sempre dire ai miei figli che ho fatto due corse sulla Ferrari”. Tenero.

2011, Narain Karthikeyan, Hispania. Entra nel team grazie agli sponsor che non l’hanno mai abbandonato da quando ha debuttato in Jordan sei anni prima. Non è un fulmine e non è affidabile, presto l’Hispania inizia a guardarsi intorno per trovare un sostituto e alla fine decide per Ricciardo.

2011, Nick Heidfeld, Renault. Senna gli subentra dal Belgio in poi. Eric Boullier afferma: “Per certi versi, Nick non ha soddisfatto le aspettative”. Heidfeld però si presenta al box e chiede di correre, come se niente fosse: “L’accordo per me è ancora valido”. Mette di mezzo gli avvocati. Ma la Renault è inamovibile.

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