Il buono, il brutto e il cattivo: stralci e facce dalla conferenza stampa a Barcellona
giovedì 12 maggio 2016 · Dal paddock
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Con la malizia sfacciata di quegli autori di talk show che piazzano strategicamente Fabrizio Corona e Alessandro Cecchi Paone nella stessa arena per prendersi audience e scintille, l’ufficio stampa della Fia ha impacchettato una conferenza stampa coi fiocchi a Barcellona, ha tirato in pasto ai giornalisti Verstappen, Sainz e Kvyat. Praticamente: il buono, il brutto e il cattivo. Quello che piace a team e tv, l’altro che nessuno se lo fila, e il nemico pubblico numero uno.
Maturo, pacato, Kvyat ammette che l’annuncio l’ha scioccato, lascia trapelare che effettivamente non intravede ragioni solide, anche perché lui tre settimane prima di essere trombato era a podio a Shanghai:
I believe that since China, really, I picked up a good pace, that it was coming, that it was a little bit similar to last year but it was getting better and better. (…) We know that Formula 1 is a very general sport, sometimes hard work, sometimes what you do on track is also not enough.
Un lavoro ce l’ha ancora. Ma la Toro Rosso non è la Red Bull e le prospettive non sono le stesse. Lui, olimpico anche in questo, giura fedeltà alla causa del team:
I will try to give as loud an answer as possible on the track. There are 17 races remaining, the goals are clear – for the team and for myself – and I’ll be pushing absolute limits on the track and I will be giving my answers there.
L’altra metà della storia ha la faccia sorridente e velatamente superba di Verstappen. Guascone stile Montoya, loquace stile Webber:
I’m racing for a top team now, so that was always the plan what I wanted to do. And yeah, with the risk, to be honest I think it was a bigger risk to be so young in Formula 1 but I’ve handled it pretty well. From now on it’s just getting used to a new car, which is not easy in the season, but already with the things I’ve done in the factory.
In mezzo, tra chi gode strillando e chi soffre in silenzio c’è quell’altro. Sainz junior. Hanno provato a costruire una polemica anche con lui, gli hanno chiesto se immagina il motivo per cui la promozione nel programma giovani l’hanno data a Verstappen e non a lui:
I don’t get to evaluate the performance of each driver so easily. That is done by my bosses at Red Bull. I have, as Daniil said, 17 races ahead to give the maximum out of myself, to fight for my chance as much as I can. I’m sure that if I show the same speed I have now with a bit better results my chance can come.
Già, il paradosso è che lui in tutta ‘sta storia è quello che può uscirne vincente, perché se Verstappen crolla sotto la pressione e Kvyat non recupera l’autostima, alla Red Bull non restano altre cartucce.