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Ferrari, gettoni e contrattempi: quella filosofia d’attacco che ancora non sta pagando

martedì 3 maggio 2016 · Dal paddock
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È un fronte su cui nessuno è tranquillo. Il guasto, l’imprevisto, è dietro l’angolo per tutti. La Mercedes ha sudato freddo per un’anomalia sul sistema di recupero dell’energia di Rosberg, potrebbe non essere in grado di riutilizzare l’unità di Hamilton che per metà corsa ha sofferto un calo di pressione nel circuito dell’acqua: “A parte questo – diceva Toto Wolff a proposito del secondo stop consecutivo in qualifica – la macchina è solida. E veloce“.

Già. La Mercedes perlomeno è una freccia. La Ferrari invece quando non si rompe e quando nessuno la manda a tappeto arriva comunque dietro. E tra l’altro sia in Cina che in Russia, dove mancava Hamilton in Q3, s’è fatta fregare la prima fila una volta da Ricciardo, l’altra da Bottas.

Al netto di episodi, incidenti, collisioni e tutto il resto, non paga per il momento la filosofia del Cavallino, quella che Maurizio Arrivabene ribadiva a Repubblica giusto prima di Sochi:

Quando sei indietro, per recuperare devi spingere. E se devi spingere hai bisogno di performance prima che di affidabilità. Perciò quest’inverno ci siamo detti che ci serviva velocità e poi avremmo cercato l’affidabilità.

Anche perché la pressione di Marchionne sulla prestazione si fa insostenibile. Ad ogni modo, per la campagna di Russia sulla rossa c’erano diverse novità, a conferma del fatto che il Gran Premio già rappresentava uno snodo cruciale nella corsa all’iride. I dettagli degli upgrade non sono ufficiali: “Voi – scherzava Vettel coi giornalisti– ne sapete sicuramente più di me”.

Infatti lo sanno tutti che la Ferrari portava uno step della power unit, il primo dell’anno, giustificato da quell’allungo di 15 secondi che si percorre in pieno dall’ultima alla seconda curva, oltre al fatto che il circuito del villaggio olimpico è uno dei più esigenti in tema di consumi, per cui serviva un intervento anche altrove, in collaborazione con Shell. Non a caso, sui consumi proprio in Russia è intervenuta anche Petronas per la Mercedes. Spiegava Mattia Binotto:

Già due anni fa, quando abbiamo fatto il primo Gran Premio in Russia, ci siamo accorti che i 100 chili di benzina fissati come massimo regolamentare erano un limite difficile da rispettare e che la gara richiedeva una gestione del consumo durante tutti i giri.

Sul valore degli upgrade, domenica Raikkonen restava pessimista: “Non stanno facendo una grossa differenza”. Impressioni che tra le righe ribadiva al traguardo. Eppure la Ferrari dall’inizio dell’anno è la squadra che sul motore s’è spesa più gettoni di sviluppo: dei 32 che la Fia concede nell’arco del campionato ne restano 6, l’Honda ne ha ancora 14, Mercedes 11, Renault addirittura 24 e conta di giocarseli in buona parte al Gran Premio del Canada dove “la Red Bull – dicono con fiducia dalla Regie – dovrebbe essere in grado di presentarsi come un valido avversario. Perlomeno per la Ferrari”. A Sochi la caccia è già iniziata.

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