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Destinazione Las Vegas. Là dove un tempo si correva nel parcheggio del Caesars Palace
lunedì 28 marzo 2016 · Amarcord
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È il calendario più lungo della storia e non è destinato a espandersi ulteriormente: “Potrebbe – dice Ecclestone – ma non credo che succederà”. Ovvero: ogni nuovo innesto d’ora in poi comporta un’uscita.
Bernie assicura che Las Vegas “ha un contratto” e “sarebbe super”. Se ne parla da almeno due anni, adesso teoricamente c’è anche la possibilità del debutto considerando lo stallo delle trattative su Monza.
Las Vegas e il Gran Premio, dunque. Accostamento non inedito, nella patria del gioco s’è corso negli anni Ottanta nel parcheggio del Caesars Palace, due edizioni in tutto, entrambe decisive per l’assegnazione del titolo.
La prima, anno 1981, Jones è già escluso dalla lotta al titolo, eppure la Williams gli lascia imporre le direttive malgrado Reutemann sull’altra macchina si giochi il mondiale. Quella di Jones è una passeggiata verso una vittoria che non conta nulla mentre Reutemann corre con un relitto che sbanda. Arriva ottavo, doppiato, la mano straziata dalla leva del cambio. Anche Piquet è esausto, ha dolori alla schiena e conati di vomito, ma col quinto posto gli soffia il titolo per un punto: sette anni prima l’aiutava a pulire i cerchioni.
La seconda edizione si tiene l’anno dopo, Alboreto si aggiunge all’elenco dei vincitori che quell’anno annovera già Prost, Lauda, Pironi, Watson, Patrese, Piquet, Arnoux, Tambay, de Angelis e Rosberg: è il pool più variegato della storia. Sul trono iridato sale Rosberg, ha una sola vittoria. Anticonformista, fumatore incallito, il papà voleva farne un dentista.