Non imitatelo
giovedì 17 marzo 2016 · Fuori tema
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Gli specialisti la chiamano – ci chiamano – generazione iperconnessa, di quelli sempre davanti a uno smartphone, a chattare, a commentare, a condividere, quelli che tutto deve andare online, quelli che tutto è social network, tutto è pubblico e tutto è spettacolo.
Hamilton sulla rotta per Melbourne è passato per la Nuova Zelanda, tra Snapchat e Instagram ha tenuto una specie di diario. Per esempio: ha fatto una capatina al casinò di Auckland, l’hanno trattato “come spazzatura”, sostiene. Probabilmente nessuno gli ha steso il tappeto rosso che s’aspettava.
Poi se n’è andato a spasso in moto, Harley Davidson a noleggio. S’è fatto un video selfie a 60 all’ora e l’ha messo online. Qui è scattata un’inchiesta della polizia: l’uso del telefonino alla guida è proibito dal 2009, il divieto vale per le auto quanto per le moto. Per i comuni mortali quanto per i vip del volante, ovviamente.
Alla fine la sanzione non c’è stata perché il video, riferiscono fonti di stampa locale, non rappresenta una prova. Evidentemente Auckland è clemente e liberale.
La bravata comunque resta. Gli imbecilli che guidano col telefono sono già troppi, emuli non è il caso di produrne. Tra parentesi: da noi in Italia la guida col cellulare è regolamentata dal codice della strada al secondo comma dell’articolo 173, la violazione prevede una multa tra 148 e 594 euro, può portare a contestazioni di sanzioni accessorie con sospensione della patente e sottrazione di 5 punti.
Hamilton fa spallucce: “Vi dico un fatto divertente. Ogni volta che posto qualcosa e la gente si scandalizza, c’è qualcuno che contatta la Mercedes. Vi sembro preoccupato? Sto benissimo”. Bullo fino in fondo.
Lui è quello che a novembre s’è schiantato con una Pagani Zonda nella discesa verso la vecchia stazione di Montecarlo: “Ho esagerato con i festeggiamenti”, disse. Era brillo. Ancora: nel 2010 faceva le sgommate davanti all’Albert Park, il tribunale di Melbourne lo condannò a 500 dollari di multa per eccesso di velocità e guida pericolosa. La Fia all’epoca votò appositamente un emendamento al Codice Sportivo, la possibilità di sospendere le superlicenze per inosservanza del codice della strada. Un atto dovuto, per coerenza nei confronti della campagna per la guida sicura. Jean Todt disse: “Il ruolo di un campione modello è incompatibile con l’infrazione sulle strade”. Giustamente. Per cui: non imitatelo.