Acrobazie politiche, Marchionne come Montezemolo: doppio gioco e verità nascoste
martedì 1 marzo 2016 · Politica
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Può darsi non si vedano mai, Ecclestone per il momento le ha sospese perché il software della Fom non è pronto, ma il sospetto è che stia macchinando un’ostruzione coi fiocchi per far passare un’altra proposta. Le nuove qualifiche nel frattempo sono un oggetto curioso di polemica anche furiosa.
Hamilton sostiene che il gioco delle sedie, la qualifica con eliminazione progressiva del più lento, alla fine non cambierà nulla nell’assetto dei valori, Kvyat e Massa invece temono “un gran casino”. E Sergio Marchionne al Salone di Ginevra se n’esce così:
Penso ci sia bisogno di altre discussioni sul formato di qualifica. Dobbiamo fare attenzione a non stravolgere il sistema. Non sono sicuro che la Ferrari possa accettare le idee di Bernie. Vanno capite meglio e comunque non credo che questa proposta trovi d’accordo tutte le squadre.
Al di là del fatto che la proposta non è arrivata da Ecclestone, che infatti l’osteggia e vuole le zavorre, nelle dichiarazioni di Marchionne c’è un’imprecisione di fondo perché la revisione viene fuori da un meeting in cui tutte le squadre hanno votato a favore.
Lo conferma Toto Wolff dai test di Barcellona, lo sottolineava il comunicato ufficiale della Federazione: sulle nuove qualifiche c’è “l’unanimità” della commissione. E nella commissione ovviamente c’è pure la Ferrari. Per cui siccome non è credibile che Marchionne ignori le espressioni di voto dei suoi emissari, evidentemente fa il doppio gioco, dietro le quinte si allinea agli altri team per ragioni politiche e sul palco fa proclami e demagogia spicciola.
Del resto, perfettamente in linea con chi l’ha preceduto. Per dire, Montezemolo nel 2014 disdegnava il punteggio doppio e non ha mai preso posizione per farlo abolire, nel 2012 prometteva “qualcosa di più” nella battaglia per i Gran Premi in chiaro e poi non s’è schierato, nel 2009 condannava la cancellazione di Montreal quando invece “la Ferrari era la prima a sostenere – parole di Ecclestone – che i promotori non pagassero abbastanza”.
Diceva Maurice Barres: “Il politico è un acrobata che si mantiene in equilibrio dicendo l’opposto di quello che fa”.