#ReadySetRed, il social game della Ferrari apre la nuova frontiera dello spam
martedì 19 gennaio 2016 · Media
tempo di lettura: 2 minuti
Il primo risultato, la Ferrari l’ha già ottenuto: per una settimana ha fatto montare attesa spasmodica intorno alla promessa di un annuncio che la rete ha provato a interpretare con fantasia e fantascienza e che invece alla fine, oggettivamente, un po’ di delusione la lascia.
Non è il lancio anticipato della macchina, né la rivelazione del nome di battaglia del prossimo telaio, né una mossa di mercato a sorpresa. Più semplicemente – e banalmente – alle 12 di lunedì 18 gennaio è partito il primo social game della Formula 1, il concorso per accaparrarsi un posto “in pole position per il lancio della nuova monoposto”.
È la Ferrari che sposa i social dopo anni di perplessità. Bisogna twittare, postare, commentare e piazzare #ReadySetRed, l’hashtag del momento che mima il Ready, set, go (Pronti, partenza, via). Ogni contributo vale punti e c’è tutto un prontuario: un tweet ne dà 5, un’immagine 7, un commento su Facebook vale 3 e così via. Bisogna iscriversi, dichiarare insomma sul sito della Ferrari quali sono gli account con cui si gareggia e poi si comincia.
Un tema non c’è, nessuna regola obbliga a scrivere di Ferrari o tantomeno di Formula 1. Quindi valgono politica, cucina, musica. Sesso no perché il cervellone elettronico che conteggia i contributi boccia tutto ciò che è “contrario al normale senso del pudore”.
I primi dieci alla mezzanotte del 7 febbraio si guadagnano la partecipazione alla presentazione della nuova macchina. A Maranello? Macché. Via internet, via Skype. Perché un game online vuole un premio online. Potranno interagire, almeno quello. A patto che dimostrino “buona conoscenza della lingua inglese parlata”. Giustamente perché la rossa è internazionale.
È la nuova frontiera dello spam. Lo dicono i numeri: chi comanda la classifica dopo trenta ore di corsa folle ha messo insieme 12 mila punti, praticamente l’equivalente di 2400 tweet di testo oppure 4000 commenti su Facebook. Un record senza dubbio. Per certi versi umanamente preoccupante.